E’ stata inaugurata il 31 maggio presso la galleria Marchetti di Roma, la mostra di Piero Dorazio dal titolo “Nel labirinto del colore-luce” a cura di Silvia Pegoraro.
Venti lavori su carta che documentano un periodo che va dal 1948 al 1998: avvenimento importante in quanto non venivano dedicate mostre a questo grande maestro dell’astrattismo da diversi anni. Frequenta lo studio Renato Guttuso, ma molto presto si allontana dalla tesi del realismo socialista per aderire al movimento dell’astrattismo.
Nel 1947 figura fra i firmatari del manifesto Forma 1, insieme a Ugo Attardi, Giulio Turcato, Antonio Sanfilippo, Carla Accardi, Pietro Consagra, Mino Guerrino, Achille Perilli e, sempre nel 1947, vince una borsa di studio che lo porta a risiedere per un anno a Parigi. Periodicamente compie soggiorni artistici in diverse città europee come Londra, Berlino, Parigi che contribuiranno a diffondere la sua notorietà anche fuori dall’Italia. Si da all’insegnamento per poi interrompere definitivamente e dedicarsi esclusivamente alla pittura. Piero Dorazio credeva fermamente nella necessità di un intervento a tutto campo dell’artista nella società, intervento affidato essenzialmente all’opera d’arte, ma sempre affiancato dalla teoria. L’impegno umano e politico non doveva interferire con quello creativo e artistico che è di altro ordine e natura. Ciò che si avverte in Dorazio è il senso della ricerca, dell’attenzione infinita.
La personalità di questo straordinario artista romano di origine, si rivela un perfetto connubio di dati scientifici, psicologici e poetici, che caratterizzano tutta la sua opera: la capacità di conciliare in essa i valori strutturali e i valori percettivi-emotivi del colore. La sottile ambiguità del segno pittorico, sospeso tra la dissoluzione della geometria e la costruzione di delicatissime geometrie, criptiche, sommerse da fitte tessiture di linee e colori. Linee che fra l’altro, in quanto indice e vettori della materializzazione cromatica di energie spaziali invisibili, rimandano spesso alle tese dinamiche linee-forza del Futurismo.
(Il Futurismo movimento artistico culturale italiano nasce nel XX secolo. La denominazione ufficiale si deve al poeta italiano Filippo Tommaso Martinetti. I futuristi intendevano bruciare musei e biblioteche in modo da non avere più rapporti con il passato e concentrarsi sul dinamico presente; questo grande movimento d’avanguardia è testimoniato da una serie di articoli scritti nel ’48).
L’esperienza del colore di Dorazio ci appare come esperienza del colore in tutte le sue possibilità.
La tempera collage del ’55 segna l’inizio di un decennio magico per la pittura del grande maestro che passa via via dalla costruzione spaziale rigorosamente geometrica, alla predominanza della textura cromatica, che caratterizzerà il suo lavoro sino alla fine. Nel 1955 realizza una mostra con Perilli alla Galleria delle Carrozze di Roma intitolato “Colore come struttura” e già in quel periodo tratta le superfici come un tessuto inquieto di segni-colore. Nel 1958 Dorazio dipinge una serie di quadri monocromi, sulle dominanti nero-grigio-blu in cui la struttura grafica si identifica con l’applicazione del colore a tratti, prima paralleli, poi convergenti e incrociati. Dorazio studia vere e proprie partiture di scale cromatiche per dare sempre più luminosità ai suoi quadri.
L’esperienza del colore nel pittore appare come esperienza del colore in tutte le sue possibilità in modo da ottenere sinfonie di luce di eccezionale intensità e respiro: quello che Ungaretti, nell’entusiasmo espressionista del saggio critico per l’amico pittore tratteggia come un vero e proprio inno all’incandescenza del colore-luce, all’intrecciarsi dei colori in un radioso labirinto:
“In quei suoi tessuti o meglio membrane, di pittura uniforme quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore, di raggi di colore, s’aprono, dentro i fitti favi gli alveoli custodi di pupille pregne di luce, armati di pungiglioni di luce. La luce è infatti in Dorazio, e sarà come realtà di pittura per merito di Dorazio, anche concentrazione e fissazione su un punto di luce riaffiorato da abissi, iterato all’infinito… “
Ogni opera di Dorazio è un’esperienza magica, le sue superfici uniche regalano sensazioni e incantano.
Piero Dorazio nasce a Roma nel 1927 studia al liceo classico e successivamente alla facoltà di architettura, partecipa giovanissimo alla difficile evoluzione dell’arte astratta del dopoguerra. Il suo debutto pittorico risale al 1942-43 con piccole nature morte e paesaggi della campagna romana, nel 1985 e nel 1986 il suo debutto a Tokyo e a Osaka. Le sue esposizioni continuano ad allargare i suoi orizzonti ottenendo numerosi consensi. Membro dell’Accademia di San Luca; dell’Akademie der Kunste di Berlino, insignito dei Prix Kandinsky e del Premio Internazionale della Biennale di Parigi; del Premio Michelangelo dell’Accademia dei Virtuosi.
Nella metropolitana di Roma Dorazio ha ideato il progetto per l’esecuzione di cinquanta grandi mosaici di artisti internazionale.
Nel 2000 la giuria riunitasi decide di assegnare il premio alla carriera a Piero Dorazio, artista romano di fama internazionale, in quanto l’opera di Piero Dorazio è risultata idonea all’assegnazione del premio, sia per la profondità e importanza della ricerca che vi è sottesa, e la qualità e capacità di coniugare i termini della modernità con quelli della continuità e della ricchezza dei valori espressivi.
Nel 2002, in occasione del 75° compleanno viene pubblicata una monografia, curata da Annette Papenberg-Weber.
L’ultima grande esposizione di Piero Dorazio viene realizzata nel 2004 una retrospettiva alla Pinacoteca Casa Rusca di Locarno, in Svizzera.
Piero Dorazio muore a Todi il 17 maggio 2005.
La mostra è visitabile fino al 7 luglio 2012 presso la Galleria d’Arte Marchetti, in via Margotta 18/A – Roma.