Gennaio 2012
SEDUTO ALLA SCRIVANIA
Seduto alla scrivania della mia stanza
guardo nel vuoto nell’attesa di un’idea
il mio cervello è come una macina
che rotea infrangendo frutti senza succo
stride rabbiosa nel vuoto doloroso
rimango in attesa e sento il tamburellare
della pioggia sui vetri della vicina finestra
volto lo sguardo e osservo le gocce
che lente scivolano lungo la lastra trasparente
corrono veloci poi, s’arrestano,
per un attimo indecise
riprendono il cammino, ma sono incerte
avanzano, si arrestano, in linea retta
si contorcono all’improvviso cercando altra via
è evidente la loro sofferenza
sono incerte del loro destino
e temono una fine ignota
forse torneranno nubi alte nel cielo
forse si esauriranno in una piccola pozza
e a nulla vale ritardare una fine certa.
Così sono le frasi che scrivo,
incerte, nella speranza
di comporre un racconto d’amore,
una favola, una poesia
o forse tante parole vuote senza sostanza
gocce di pioggia che scivolano su un vetro
anonime parole affidate ad una speranza
che, alla fine, darà vita ad una piccola pozza
che lenta diverrà vapore senza lasciare
significativa traccia.
Claudio Alessandri