- HENRI DE TOULOUSE LAUTREC - DIVERSITA' FISICHE E IL GENIO - L'ERRORE RACCHIUSO BEL GIUDIZIO UMANO.
1 settembre 2011
di
Claudio Alessandri
E’ molto strano, per non dire colpevole, che quando ci si interessa ad un grandissimo artista del passato o del presente, ancor prima di immergerci nell’esame delle tante opere da loro dipinte, ci si soffermi, seppure brevemente, sull’aspetto fisico dell’artista, quasi fosse questo a determinare la validità dell’opera che risente, non le sembianze esterne, fisiche del pittore, ma quelle spirituali influenzate, senza dubbio, da qualche grande o piccolo difetto, un “transfert” intimo e non evitabile alla stregua di una tendenza pittorica tratta da un determinato stile
contenuto in altre opere.
A conferma di questa debolezza del tutto umana, quindi comprensibile, ma non scusabile, sono sufficienti due esempi, Antonio Ligabue, la tigre che balza sulla preda, straordinariamente realistica nelle fauci orrendamente spalancate, o anche negli artigli “sguainati” che incutono paura, rimaniamo incantati dal realismo di quel dipinto, in quella opera ed in altre, si può leggere il tormento dell’anima dell’artista, quella forza selvaggia, ma repressa che evidenzia momenti nei quali vorrebbe penetrare egli stesso in quel mondo dipinto per incarnarsi in quella bellezza selvaggia che gli consentirà la rivalsa, sempre desiderata, per un mondo che è li, sempre pronto ad annullare il volere della tua mente, precipitandoti in un abisso pauroso.
Antonio era a volere essere comprensivi un originale, gli abitanti di Gualtieri, nel paese della bassa padana dove era finito per ventura, erano soliti chiamarlo ”al mat” , ed ecco che nell’ammirare i suoi capolavori, tornano alla mente gli aneddoti che lo riguardano; la motocicletta rossa, i suoi soggiorni al manicomio, il grande cappotto che era di due taglie più grande del suo esile corpo, l’automobile con l’autista, quando raggiunse il successo, anche economico. Facezie, ma del suo genio pittorico rimangono solamente gli scritti dei critici maggiormente lungimiranti.
Questo, forse troppo lungo preambolo, non è fine a se stesso, l’argomento è sempre lo stesso, la follia latente e la deformità fisica, in questo secondo esempio ci riferiamo a Touluse-Lautrec, artista incomparabile che contribuì con le sue opere assolutamente originali, diede splendore a Parigi della “Belle Epoque”, ma quando si accenna alla sua pittura che cantò un’epoca che moriva fra lo sfavillio delle luci e l’allegria di una società votata al divertimento, simboli di quei momenti sono, non solo per “Lautrec”, le dame dallo sguardo languido, ma anche prostitute, ballerine, uomini vestiti in modo eccessivamente ricercato, diremmo originale, coglie le atmosfere falsamente puritane dei frequentatori notturni dei cafès, dei cabarets.
Ovunque vengano esposte le preziose creazioni di questo impareggiabile esploratore della psiche umana, è inevitabile rivolgere il pensiero all’aspetto fisico di questo grande pittore; la fotografia, che esordiva in quegli anni divenendo anch’essa espressione artistica, ci mostra, in tutta la sua reale freddezza, un piccolo corpo deforme, di normale aveva solo la testa ed il tronco, e quella testa ornata da una grande barba nera, da l’impressione di essere in bilico su delle spalle fortemente cadenti. Quello però che rendeva veramente deforme in Lautrec erano le braccia e le gambe che, per accidenti accaduti da bambino, sommati ad una rara malattia, avevano le proporzioni di un bambino di sei anni circa.
Eppure, in quel piccolo corpo albergava una volontà di imporsi nella vita che lo affrancava da ogni difetto fisico. Non sono numerose le mostre dedicate a Lautrec al di fuori dell’ambito museale, quindi la mostra organizzata dalla Fondazione Magnani Rocca, Traversetolo (PARMA), rappresenta una occasione irripetibile per usufruire del privilegio di godere del vantaggio di ammirare le opere dell’artista della Belle Epoche in un luogo facilmente raggiungibile, e per lungo periodo. Questa mostra ci offre la possibilità di ammirare oltre all’intera raccolta delle affiches fare un confronto diretto tra le figure di Lautrec ed i paesaggi degli impressionisti, tra i manifesti di Henri accostati a delle stampe giapponesi, particolarmente ricercate in quel periodo, in questo modo si può godere, con la stessa emotivà di un tempo, la sfida incruenta fra lui e Cheret, Mucha, Steinlen e Bonnard, senza trascurare l’evidente influenza di Toulouse su Picasso durante i primi passi parigini.
Toulouse Lautrec, non mostra alcun interesse per i paesaggi degli impressionisti operanti prima e durante il suo soggiorno parigino, la figura umana esercita su di lui un magico richiamo. La sua deformità diviene un pungolo per intraprendere una attività che non impegni fisicamente, immagina fin dall’infanzia di fare il pittore, discendente da una ricchissima famiglia della Francia terriera, molto presto abbandona il luogo natale che non lo stimola con la sua serena monotonia, si trasferisce a Parigi, città che al termine del XIX secolo, sembra esprimere tutta l’allegria di un’epoca dorata. Frequenta Montmartre, il quartiere che accoglie gli artisti e li seduce con la trasgressione che si manifesta presso locali divenuti, in seguito famosi.
Ed è proprio in questo luogo, circondato da una schiera di amici artisti, poeti che Lautrec si fa travolgere da quella atmosfera che non prevede proibizioni di sorta. E’ un frequentatore abituale di locali famosi come il Moulin Rouge, Divan Japonais e le Folies Bergère.
I suoi celeberrimi manifesti sono vere e proprie opere d’arte che non sfuggono all’attenzione della gente, che non solo li apprezzò, ma che anche li collezionò, tanto che molti altri artisti percorsero quella strada in entusiasmante ascesa, eppure i personaggi rappresentati sono gli stessi che frequentano i bar, il Moulin Rouge, i circhi, i teatri. Toulouse Lautrec oltre alle fattezze dei soggetti rappresentati, insinua una atmosfera caricaturale spietata, che pone in evidenza le caratteristiche gestuali dei vari personaggi. La sua ispirazione viene particolarmente sollecitata le vedettes con le quali trascorre molte piacevoli ore, le cantanti e le ballerine, May Milton, Jane Avril e la Goulue. Le sue opere si caratterizzano per le ampie superfici dai colori piatti, silhouettes fortemente sottolineate, sempre guidato dal suo genio che si apre e amplifica in una pittura unica e geniale.
Inaugurazione 10 settembre
Fondazione Magnani Rocca
Via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (PR).
Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17), sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Lunedì chiuso.Dal 10 settembre all’ 11 dicembre 2011. Aperto anche tutti i festivi.
Ingresso: 9 euro valido anche per le raccolte permanenti, 5 euro per le scuole. Il martedì ore 15.30 viene organizzata una visita alla mostra con guida specializzata; non occorre prenotare, basta presentarsi alla biglietteria. Costo € 12,00 (ingresso e guida)