- NEI DIPINTI DI ANTONELLA AFFRONTI SI DIPANANO GOMITOLI DI COLORE E LUCE.
30 settembre 2011
di Claudio Alessandri
La pittrice Antonella Affronti, reduce dal successo della mostra collettiva dal titolo: “Made in Sicily” che si è svolta a Catania presso lo spazio espositivo “Le Ciminiere”, sarà presente, nelle prossime settimanae, presso i locali prestigiosi dell’Albergo delle Povere di Palermo. nello stesso ambito della mostra itinerante.
Ho colto l’occasione del prossimo evento per dedicare ad Antonella Affronti un mio pensiero, dopo svariati anni dedicati allo studio e osservazione critica delle opere di questa raffinata e delicata artista, esplosiva nei colori utilizzati nelle sue numerose opere, ma nel contempo espressione di un animo sensibile, aperto a tutte le istanze della bellezza armonica che la circonda. Io e la pittrice Antonella Affronti, pur frequentando da molto tempo l’ambiente artistico, Antonella nella sua attività di pittrice, io in quella di critico d’arte, nel nostro cammino, complementare l’uno all’altro, ci siamo sempre sfiorati, mai incontrati fisicamente ed artisticamente.
Si è verificato un fenomeno inspiegabile, la mia attenzione veniva attratta dalle opere di Antonella Affronti, sia durante le personali che nelle numerose collettive, la sua forma artistica, è innegabile, causava in me una sorta di domanda alla quale non seguiva mai una risposta chiarificatrice e, a poco a poco, si è impadronito della mia mente un giuoco stimolante, ma anche doloroso, avrei voluto scrivere, esprimere un parere sui dipinti di Antonella, ma prima avrei dovuto liberarmi da quella incertezza che si era sempre frapposta tra il mio pensiero, il mio giudizio e la volontà di renderlo esplicito trascritto su di un foglio bianco, accogliente che mi sfidava.
Quando ho trovato il bandolo del “discorso” artistico di Antonella, forse tardi, troppo tardi, ma sempre rimediabile, ho compreso di essermi creato un interrogativo che, adesso, si rivelava nella sua disarmante semplicità. Le opere di Antonella Affronti, apparentemente informali, qualche Critico le ha definite addirittura “informali-figurative”, creando in tal modo un “assurdo stilistico”, si compongono di una interminabile teoria di “percorsi” multicolori, l’origine del tratto è nascosta all’osservatore costretto a scorgere, non un insieme di colori, mai contrastanti, che percorrono spazzi sconosciuti, senza una meta, ma l’opera nel suo insieme che, in fine, reca sempre una soluzione, nessun mistero o funambolismo tecnico.
E’ sufficiente una osservazione priva di arcani significati per scorgere una distesa marina, i colori sono quelli cangianti dal mare poco profondo, a quello intenso delle grandi profondità, le onde si inseguono in un magico giuoco cromatico che conferisce movimento creativo dove, in effetti, regna l’immobilità. Il bianco, l’azzurro, il blu, solcati da lampi sulfurei, riportano alla mente il ricordo di giorni felici. L’ocra della sabbia desertica si incupisce improvvisamente in due immagini beduine, gli uomini blu che statici siedono immobili, forse a ripararsi dal vento che forma le dune, le trasforma, le plasma a piacimento con le sue mani inconsistenti eppure dotate di una forza violenta, uno scultore che utilizza il suo soffio caldo nel dare una forma dove prima regnava una profonda depressione, e le matasse di vario colore si dipanano senza mai annodarsi. Nelle creazioni di Antonella anche gli alberi di una foresta si colorano, nelle ampie chiome, di colori irreali, non naturalmente verdi, ma viola, oppure arancione, ma per colui che osserva quel dipinto, la coerenza della natura viene asservita alla volontà dell’artista, tutto è certezza o anche trepida fantasia nell’opera di un pittore, la logica è bandita perché ucciderebbe il fantastico e con esso, il sogno felice.
Potrei proseguire all’infinito, come infinite sono le soluzioni artistiche di questa pittrice che vive coerentemente di sensazioni, non di reali visioni ottiche, ma fantasmagorico concepire la vita, almeno nell’arte che nasce per rendere felici anche nei luoghi dove regna la tristezza. Claudio Alessandri