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- ALEX PORTUESI - MISTERO E ASTRAZIONE

29 giugno 2010

di Claudio Alessandri

Osservo le sculture di Alex Portuesi e mi coglie, immediata, una sensazione che mi conduce a ritroso di millenni nella preistoria, e storia dell’umanità.
Alla disperata ricerca di un “fratello celeste”, l’uomo ai primordi della sua esistenza terrena, dovette provare le stesse sensazioni, paure e incertezze che assalirebbero un essere proveniente dallo spazio e “catapultato” sul nostro pianeta, rovinoso orrore al solo pensiero di essere i soli esseri viventi e pensanti a calcare la Terra, viviamo, lavoriamo, amiamo e uccidiamo tra milioni di esseri simili a noi, eppure ci sentiamo spaventosamente soli.

Divago, è vero, ma il mio pensiero è sempre rivolto alle sculture di Alex Portuesi, dalla loro osservazione ha avuto inizio il mio cammino partendo dall’ignoto per giungere, alla fine, nella non conoscenza di ciò che attenderà l’abisso che inghiottirà coloro che verranno dopo di noi, fino alla fine dei giorni.

Le sculture di Alex adombrano corpi umani, uomini e donne resi da una stilizzazione che non cela, comunque, il desiderio di comunicare all’osservatore messaggi, magari criptici, ma che invitano alla riflessione, al giungere ad una conclusione, poco importa se esatta oppure errata, per lo scultore ciò che ha valore è l’avere costretto i propri simili a pensare, in un mondo che non riflette più, schiavo ormai di efficientissime macchine, splendide invenzioni che tendono alla distruzione delle stesse menti che le hanno immaginate e realizzate.

L’impatto con le opere di Alex Portuesi è duro, come ai primordi dell’arte scultorea il corpo umano si rivela in estrema astrazione, racchiusa in un bozzolo che aprendosi al mondo rivelerà uomini e donne nella fragilità di membra in rapida trasformazione, adesso, pur assumendo sembianze umane, sembrano sospese su un mistero di incertezze, rimanere corpi al loro mostrarsi nell’elegante incompletezza?

Ovvero svelare forme e posture perfettamente leggibili, ma private di quel mistero , quel mondo arcano nel quale vivono, amano, mostrano la loro sensualità incompleta, privata di una parte del corpo, un messaggio esplicito a non fidarsi della sola avvenenza; poi esibizioni ginniche alle quali nessun artificio è negato, nessuna torsione o altro funambolismo, la “silhouette” di quel corpo che il poderoso seno, ce lo consegna in tutta la sua femminilità, una femminilità privata del volto, della sua massima fonte di attrazione, ci costringe all’osservazione di linee coerenti, ma non giustificabili all’occhio imperfetto dell’uomo.

Tutte le opere di questo artista, inevitabilmente, mi riconducono nell’immenso mistero della notte dei tempi, le veneri grumose, le divinità appena riconoscibili nelle forme corporali appena accennate o esageratamente prosperose a significare il loro potere sulla fecondazione, umana, animale, vegetale.

E’proprio l’evidenza di queste caratteristiche che scava un profondo solco tra divinità informi e non frutto di sapienti stlizzazioni, ed il significato artistico delle sculture di Alex, queste, pur nella loro estrema linearità, indicano il raggiungimento di un percorso iniziato millenni addietro, adesso giunto ad un momento cruciale della sua trasformazione che culminerà, difficile dire quando, nella figurazione, non più ispirata a forme classiche rinascimentali, a sperimentazioni della nuova figurazione, all’arrovellarsi nell’informale, ci mostrerà esseri nuovi, appena sfuggiti al bozzolo che, fino a quel momento, li ha protetti nell’anonimato, ed il mio pensiero ritorna ai nostri, sperati, “fratelli celesti”, e la fine di una solitudine universale.
 
Palermo, 29.06.2010
      Claudio Alessandri
 

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