Dipinti di precursori ed epigoni di Bellini per far comprendere l’impatto che egli ebbe non solo sulla pittura contemporanea, ma anche sul gusto e sul collezionismo delle diverse epoche. In mostra anche un’analoga opera di Antonio Vivarini, maestro dello stesso Bellini, completano la mostra le opere di alcuni epigoni con la figura di Cristo che passa dal fondo scuro dell’epoca bizantina ai paesaggi rinascimentali di campi, rocce e città. Giovanni Bellini, figlio dell’affermato pittore veneziano Jacopo, costituisce insieme al fratello Gentile, la più importante famiglia di pittori di Venezia.
Nasce a Venezia intorno al 1430 (non si conosce la data esatta dell’artista), pittore del Rinascimento noto anche con il nome di Giambellino. La sua carriera, è costellata d’importanti incontri e molteplici influenze che spiegano le variazioni del suo stile. Giovanni Bellini nel 1460 iniziò la serie delle Madonne col Bambino, che caratterizzò come tema tutta la sua carriera. Immagini di dimensioni piccole e medio piccole, destinate alla devozione privata. Si tratta di opere come la Madonna col Bambino a Pavia, Pinacoteca Malaspina; quella di Filadelfia; la Madonna greco della Pinacoteca di Brera a Milano, la Madonna col Bambino, Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco; la Madonna Lehman a New York, Metropolitan Museum. In queste opere si notano gli influssi e le innovazioni della pittura veneziana, introducendo nell’ambiente lagunare le novità dell’arte rinascimentale. La prima produzione di Giovanni Bellini ha caratteristiche già proprie forse anche per il rapporto tra madre e figlio un rapporto di pathos profondo.
I modelli compositivi riprendono quelli delle icone bizantine, ripresi in alcuni casi con estrema fedeltà, figure vive capaci di instaurare un intimo rapporto con lo spettatore. Bellini riesce a fare una sintesi originale con quanto appreso dal maestro Andrea Mantenga il risultato è decisamente originale. Egli crea e ottiene una pittura in cui il colore e la luce creano un effetto di spazialità nuovo, senza far ricorso alle architetture in prospettiva, perché hanno un diverso grado di luminosità. Da questa svolta stilistica dell’arte, Bellini inizia la grande pittura veneziana, una pittura fatta di colore e di luce, che verrà poi proseguita da Giorgione e da Tiziano.
La mostra è stata preceduta da un’attenta campagna di studi e di analisi scientifiche, per indagare la storia delle opere esposte, chiarendo alcuni aspetti legati alla loro storia. I dipinti selezionati tutti realizzati per la devozione privata: le ricerche svolte in occasione della mostra hanno riguardato le vicende collezionistiche e le committenze originarie delle opere per ricostruire il contesto culturale in cui esse nacquero e approfondire il tema della riscoperta della pittura del Rinascimento veneziano, e di Giovanni Bellini in particolare. Nella mostra saranno presentate al pubblico anche le opere del Rinascimento veneto del Museo Poldi Pezzoli, realizzate nella seconda metà del Quattrocento, opere che dimostrano quanto l’innovativo linguaggio artistico belliniano influenzò gli altri maestri veneziani suoi contemporanei. Nel 1515 Bellini datò l’ultimo suo dipinto, il Ritratto di fra’ Teodoro da Urbino, e iniziò a lavorare su un’altra composizione pittorica il Martirio di San Marco, che rimase incompleta. Giovanni Bellini muore a Venezia il 26.11.1515.
La mostra sarà anche l’occasione per approfondire e mettere a fuoco il gusto e gli interessi dei collezionisti. L’evento ha ottenuto il contributo di Regione Lombardia Istruzione, Formazione e Cultura.
Museo Poldi Pezzoli - Via Manzoni 12 Milano – Apertura: da mercoledì a lunedì, dalle 10,00 alle 18,00 – chiuso il martedì – ingresso 9 €, 6 € ridotto, bambini fino ai dieci anni gratuito.
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