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- MANET RITORNA A VENEZIA.

5 maggio 2013

di anna scorsone alessandri

 È il titolo della mostra che la Fondazione Musei Civici di Venezia ospita fino al 18 agosto 2013 nelle monumentali sale di Palazzo Ducale.
Una esposizione di circa ottanta tra dipinti, disegni e incisioni, progettata con la collaborazione speciale del Musèe D’Orsay di Parigi, l’istituzione che conserva il maggior numero di capolavori di questo straordinario artista.

Il progetto reso possibile grazie non solo ai prestiti eccezionali del Musèè d’Orsay ma anche di tante altre istituzioni internazionali.

L’itinerario dell’esposizione che percorre attraverso grandi capolavori come: “Il pifferaio”, immagine di un ragazzino, rappresentata contro uno sfondo neutro; il contrasto deciso dei tre colori principali – rosso, nero e bianco; e poi “La lettura”, l’artista ha rappresentato la moglie con un abito leggero e vaporoso di mussola bianca, seduta su un divano dello stesso colore. Bianche e trasparenti sono anche le tende; ed ancora “Il balcone”, ispirandosi a un quadro di Goya, le Donne al balcone, Manet dispose i suoi personaggi dietro la ringhiera verde in ferro del terrazzo del proprio studio – la cromia fredda e brillante fu giudicata troppo cruda e acerba dai contemporanei, e poi il ritratto di Stéphane Mallarmé. Il connubio umano e artistico con gli scrittori più progressisti del suo tempo fu caratteristico della vita di Manet. Amico di Baudelaire e poi di Zola nel 1873 conobbe il giovane poeta Stéphane Mallarmé, e Manet come avevano fatto i colleghi, impugnò prontamente la penna per difendere e celebrare colui che considerava “il solo uomo che abbia tentato di aprire alla pittura una via nuova”.

Il ritratto che gli fece è, per la sua straordinaria naturalezza, uno dei risultati più alti e moderni dell’intero percorso artistico. Lo scrittore è colto in un momento quotidiano, nello studio che Manet aveva nei pressi della Gare Saint-Lazare riconoscibile dalla tappezzeria giapponese riprodotta anche in Signora con ventagli. La pennellata rapida e riassuntiva e la posizione sbilenca del poeta assorto trasmettono all’opera un’intensità comunicativa rara rispetto all’atmosfera generalmente fredda prediletta dall’artista parigino.

Tutta la sua vita artistica, si apre con una serie di libere interpretazioni di antichi affreschi, dipinti e sculture che Manet vide durante i suoi viaggi in Italia e in modo particolare l’influenza veneziana.
La consapevolezza di sé, l’impazienza dell’attesa, il desiderio di entrare pienamente in contatto con la critica e con il pubblico è la comprensibile disposizione d’animo, che un tempo angustiò e stimolò Manet in tutto il corso della sua vicenda artistica. Per tutta la vita era stato animato non tanto dal desiderio di essere acclamato, quanto dall’intima esigenza di essere condiviso e appoggiato nelle sue battaglie d’arte.
Il privilegio più grande goduto da Manet fu la testimonianza di tre scrittori, fra i maggiori del tempo: Baudelaire, Zola, Mallarmé.
La mostra nasce dalla necessità di un approfondimento critico sui modelli culturali, che ispirano Manet negli anni del suo precoce avvio alla pittura. Questi modelli, fino ad oggi quasi esclusivamente riferiti all’influenza della pittura spagnola sulla sua arte, furono diversamente assai vicini alla pittura italiana del Rinascimento, come dimostra l’esposizione veneziana. Manet con il dipinto dell’Olympia con quei grossi segni neri irregolari e interrotti le danno un forte risalto pittorico e consacra non l’ufficialità, ma l’universalità entrando al Louvre.
Tra tutti i pittori dell’Ottocento francese, Èdouard Manet è quello che più ha creato una censura con l’arte precedente. Dopo di lui la pittura non è stata più la stessa. E la sua importanza va ben al di là del suo contributo alla nascita dell’Impressionismo.
La mostra sapientemente congeniata da Stèphane Guèguan e voluta da Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, riserva grandi emozioni: sono molti i capolavori prestati dal Museo D’Orsay, dal “Balcon” al celeberrimo pifferaio “Le fifre” e ancora una copia dell’epocale “Dèujeuner sur l’herbe” che fece gridare allo scandalo per l’utilizzo di abiti moderni e per le proporzioni della donna nuda in primo piano; ci pensò la storia a tramutare il dipinto dai morbidi contrasti cromatici, in uno dei più significativi capolavori del XX secolo.
 
Palazzo Ducale
Piazza San Marco 1, Venezia.
Orari: tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00 – Venerdì e sabato dalle 9,00 alle 20,00, ultimo accesso consentito fino a un’ora prima della chiusura. 
http://ca.siamotuttigiornalisti.org/it/content/edo uard-manet-venezia-palazzo-ducale 

http://news.abc24.it/news/eduoard-manet-in-mostra- a-venezia-palazzo-ducale.html   

http://www.italiainformazioni.com/italia-informazi oni/43455/manet-ritorna-a-venezia 

- MANET  RITORNA  A  VENEZIA.