- L'INVENZIONE DEL REGNO - DALLA CONQUISTA NORMANNA ALLA FONDAZIONE DEL REGNUM SICILIAE (1061 - 1154)
10 novembre 2009
di
Claudio Alessandri
Lo storico e saggista Pasquale Hamel ha dato recentemente alla stampa, per i tipi delle Edizioni Nuova Ipsa di Palermo, un accuratissimo saggio sulla storia dei Normanni e della loro non facile conquista del meridione d’Italia, ma quel che più conta l’occupazione della Sicilia sottratta al dominio musulmano dopo duecento e più anni di dominio incontrastato. La prosa di Pasquale Hammel è fluida, piacevolmente scorrevole, dote non comune nei libri di storia resi spesso complessi per le difficoltà obiettive di rendere comprensibile e quindi piacevole a tutti i lettori, senza esclusione alcuna evitando, come affermò lo storico per eccellenza Francesco Renda: “ per evitare che i libri di storia, per quanto interessanti, divengano lettura ristretta ai soli storici”.
Il saggio testè pubblicato è un evidente tentativo di Hamel di sottrarre dalle fitte brume di un lontanissimo passato, un momento determinante per la storia della nostra Isola che, con la conquista normanna tornò nell’ambito europeo, non solo politico ma anche religioso. Innegabile comunque l’apporto della civiltà araba alla rinascita di una Terra che assistette ad un fenomeno dalle implicazioni fantastiche.
Pasquale Hamel percorre gli anni iniziali della conquista normanna costellati da vari tentativi risultati fallimentari fin quando nel corpo monolitico del Regno musulmano, non si dischiuse una falla fatale che permise ai Normanni di insinuarsi nel corpo ammalato di un governo, quello arabo, non più invulnerabile, anzi reso vulnerato dal tradimento, quello di Ibn At-Thumma che nel tentativo di sottrarsi alla vendetta del correligionario l’emiro ibn al- Hawwas, spalancò le porte della Sicilia a quel nemico che aveva fallito tante volte la mirabile impresa.
Personaggio determinante per l’impresa vittoriosa viene indicato, a giusta ragione Ruggero I, ma la conquista definitiva e duratura dell’Isola, Hamel l’assegna a Ruggero II, personaggio dai mille pregi, d’intelligenza all’autocontrollo, dote rara per un normanno, l’amore per la cultura da qualsiasi fonte provenisse, araba, ebrea, latina ed altra ancora. Sotto il suo regno illuminato, è sempre Pasquale Hamel a sottolinearlo, la Sicilia tornò a splendere di gloria e di benessere, sia materiale che spirituale trovando nei suoi successori degli abili continuatori e già era tanto. La morte prematura dell’ultimo di stirpe normanna, Guglielmo II, segnò il tragico arresto di un cammino dai risultati imprevedibili.
Come sappiamo, il Regno di Sicilia, dopo un tragico periodo di vacanza di un governo stabile, venne ereditato da un giovanissimo Federico, figlio della “Gran Costanza” che andata in sposa ad Enrico IV Staufen dischiuse le porte del Regno di Sicilia ad una nuova stirpe.
Il libro, senza tenere conto delle varie punzecchiature rivolte da Hamel al “disastro” Federico II che costellano qua e la l’intero scritto, termina con un attacco finale che evidenzia, se ve ne era ancora bisogno, l’avversione dello storico per tutto l’operato dello Svevo, accusandolo senza mezzi termini di avere depredato la Sicilia di tutte le sue immense ricchezze e contestando la fama universale goduta nei secoli da Federico II, assegnandola invece a Ruggero II, forse con ragione, ma non comprendiamo il senso della sua puntualizzazione quando afferma, a chiusura dello scritto, che lui è di stirpe normanna.