E’ in corso presso le sale al primo piano del Museo del Territorio un’ampia retrospettiva della produzione dello scultore Carmelo Cappello voluta dall’Assessorato alla Cultura – Assessore Andrea Delmastro ed interamente realizzata con le risorse interne del Museo del Territorio.
Le opere in mostra appartengono a diverse collezioni private.
Carmelo Cappello, definito lo “scultore d’acciaio” emigrante dell’arte al Nord ma sempre legato alle sue radici iblee. In Cappello si ritrova la mediterraneità e la solarità, senza mai dimenticare il mestiere quasi di artigiano.
Era uno scultore che non si incontrava spesso nel quartiere di Brera dove aveva lo studio. Una sorte di timidezza naturale gli impediva di fare il presenzialista, di alzar la voce, di fare proclami e dichiarazioni come fanno tanti suoi colleghi. Nato in Sicilia a Ragusa nel 1912 studia scultura a Comiso e poi si trasferisce a Roma; lavora presso lo studio di Ettore Colla. Le prime personali sono presentate a Roma e Milano con testi di Raffaello Giolli autore, nel 1944, della prima monografia sull’artista, pubblicata dall’Editoriale Domus.
E’ presente alla Biennale di Venezia. Negli anni Cinquanta, la svolta con la grande scultura in alluminio “L’uomo nello spazio” e con la successiva scultura “Acrobati” del 1955 esposta alla Triennale di Milano, concilia il figurativo con le forme spaziali. Eclissi, linee dinamiche, sfere e strutture lunari. Cappello ha una dote poetica di un incantato naif che traccia i suoi rabeschi plastici nel corpo stesso della civiltà industriale. I metalli in cui si costruiscono i più fantascientifici marchingegni della produzione macchinistica, i composti chimici che fan nascere le fibre sintetiche in cui ormai si incarna il nostro mondo artificiale, non eccitano in lui propositi di arte tecnologica, né progetti futuribili di mirabolanti integrazioni tra funzionalità e bellezza: gli appaiono invece come strumenti utili per meglio realizzare la sua visione di un universo rallegrato di voli di rondini , zampilli di luci, traiettorie e balletti di forme pure.
Artista completo, Cappello si interessò con eguale genialità sia all'aspetto plastico della scultura sia alla modulazione spaziale che fosse funzionale al cosiddetto «arredo urbano». Affronta l'elaborazione plastica della materia, via, via che si discosta dal figurativo. Di questo periodo è la serie «Nudi femminili», che segue a «Davide» e prosegue con «Prostitute», scultura di istinto e sensuale, mossa da tensione plastica e accesa da un cromatismo offuscato. Non sempre convinto dei suoi esiti (aveva le fisime perfezioniste del grande artigiano), egli riprova i suoi esperimenti, ricercando la strada della sintesi. La scultura "Involuzione del cerchio" (1962), in acciaio e con movimento elettromeccanico, segna un periodo caratterizzato dall'interesse per l'uso di quel materiale e per la ricerca di forme in prevalenza circolari e rotatorio-dinamiche.
Di Cappello si hanno notizie biografiche e note dei maggiori critici internazionali, ma non bisogna trascurare il ricordo dell'uomo, straordinariamente discreto e semplice, che non somiglia molto alle sue opere, tendenti verso l'alto, geometriche e astratte, nello stesso tempo. La sua comunicatività, pur non nascondendone la profondità, svela la semplicità tipica di un artigiano ragusano dell'epoca, così si esprime Carmelo Cappello: "Sono dovuto andare via da Ragusa per salvare la mia creatività. Ricordo che fu proprio il maestro Diana a farsi promotore verso i miei genitori affinché mi mandassero a Roma....” La carriera artistica di Cappello conosce importanti partecipazioni ad eventi espositivi sia in Italia che all'estero. Nelle sue opere traspare una preoccupazione costante dovuta alla tensione per il superamento definitivo della lezione plastica ottocentesca verso l'affermazione di valori che prospettano una nuova stagione della scultura.
Il primo Cappello, che debutta con il "Freddoloso" (1938), è un figurativo: propone un immaginario che è metafora del quotidiano.
La sua opera creativa, in seguito, si evolve verso un'astrazione concepita come forza dinamica nella quale si impone la linea curva legata nel cerchio, oppure inarcata nell'ellissi.
Il secondo Cappello si propone, dunque, come delineatore di volumi nello spazio.
L'ambiente ed il luogo si intrecciano per la loro capacità di interagire con la fisicità della scultura, che divide ed integra lo spazio. L'attenzione alla realtà e l'interiorizzazione di essa stanno alla base del suo pensiero, mentre ai materiali utilizzati (bronzo, ferro, acciaio, ottone) affida il compito di dare assolutezza alla forma.
Carmelo Cappello, scultore siciliano e pittore dai carretti alla luna muore a Milano all’età di 84 quattro anni.
La mostra sarà visitabile fino al prossimo 5 maggio e sarà completata da una serie di eventi collaterali dedicati alla figura di Cappello: -
Museo del Territorio
via Quintino Sella (Chiostro Di San Sebastiano) - Biella
Apertura da giovedì a domenica 10 - 12.30 / 15 - 18.30
Intero € 3,00 Ridotto € 1,50