Si intitola “il giocattolo disubbidiente” la mostra di Roberto Papetti alla NyArt Gallery di Ravenna.
Una mostra, per grandi e piccini: è a cura di Felice Nittolo e arricchita da fotografie di Stefano Tedioli.
Papetti ha una particolarità: non spiega il giuoco, non parla di ecologia e di arte, ma lavora per il giuoco e costruendo giocattoli; gioca facendo vivere l’ecologia nel concreto, produce e stimola i ragazzi a produrre arte. Vivere il giuoco per Papetti non è solo difesa di un diritto negato, ma riconquista di spazi, tempi di giuoco, strumenti e ripresa di una tradizione in ambito artistico, l’arte non solo come consapevolezza di giacimenti storico-culturali ma ricerca di una estetica del vivere che nasce dalle emozioni degli incontri.
Così lo stesso Papetti scrive: «I giocattoli esistono da sempre, si possono copiare e riprodurre perché appartengono a tutti; qualcuno ancora li costruisce, i bambini per se stessi, gli adulti per i bambini, più spesso si acquistano per regalarli. I giocattoli sono arte? Non saprei dire e non è forse importante trovare una risposta, anche se tutta l’arte ha disubbidito al precetto del giocattolo come bene comune e ne ha fatto oggetto di speculazione estetica fino a farlo entrare nel mercato e nel museo. L’arte, dal futurismo, al dadaismo fino all’arte povera, si è occupata di gioco o se si preferisce creato giocattoli, da Depero a Duchamp, passando per Klee, Calder, Munari e Boetti. Nei giocattoli ci deve essere qualcosa di veramente speciale e promettente che coinvolge adulto e bambino. Il filosofo Walter Benjamin ha scritto che “Nei giocattoli dei bambini è nascosto un tesoro”. Ecco un’ affermazione molto produttiva che scavalca l’interrogativo precedente. La parola “tesoro”, muta e opaca per l’adulto, parla con eloquenza al bambino e brilla ai suoi occhi di uno straordinario fulgore. Non si tratta di ricchezze o rarità, il cui valore possa essere calcolato in moneta corrente: non rimandano a nessun anniversario, a nessun giuramento, i tesori attengono al senso comune delle cose e alla qualunquità dei luoghi e della vita, e tuttavia diventano consistenti e previlegiati perché trovati (Marcel Duchamp insegna). Sono “così come vengono a noi” con le loro “scintille” di senso e di non senso, perché accolti per la loro promessa di eccezione. Queste emanazioni accrescono il carattere un po’ misterioso della loro natura, siano il vecchio cavalluccio di legno, la trottola, una carta stagnola di un cioccolato, un sasso di un ruscello, un pinocchio di cartone… “La cosa straordinaria è che questi giocattoli una volta assunti, arricchiscono l’animo e aprono la mente a molte scoperte”.
Così Roberto Papetti racconta della sua arte giocattolo; è un modo originale che unisce bambini e adulti. La palla, la bambola, la trottola, i dadi, i birilli sono solo alcuni dei giocattoli che arrivano a noi da un paesaggio atavico. Questi giocattoli meritano la nostra attenzione sono messaggi di idee perché nati da quell’abilità del vivere che si fonda sulla manipolazione e sull’uso delle cose. Il giocattolo fatto con le proprie mani, con le cose trovate da idee rubate o riprese da una tradizione ampliandone la visione, arricchendoli. Questo possiedono i giocattoli costruiti con materiali poveri, trasmettono poesia e dolcezza.
Roberto Papetti, autore di diversi libri per bambini, è artista e costruttore di giocattoli: ha costruito, nel corso della sua vita, migliaia di giocattoli con cui ha intrattenuto e intrattiene bambini e adulti in manifestazioni in giro per paesi e città, scuole e centri per l’infanzia, è coordinatore del centro sperimentale e didattica ed educazione ambientale “La lucertola” del Comune di Ravenna, inoltre ideatore e creatore del Giocattolomuseo del Centro Gioco, Natura, Creatività sempre dello stesso comune ricevendo il premio istituito dalla rivista “Infanzia”.
La mostra sarà visitabile fino al 9.3.2013 NiArt Gallery, Via Anasta 4a/6 - Orari: martedì, mercoled’ e sabato 11,00/12,30 – giovedì, venerdì e sabato 17,00/19,00 – chiuso i festivi, ingresso libero.
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