- MILANO, LA FONDAZIONE POMODORO APRE "SPACE TO EXPERIENCE": ECCO LA MOSTRA DELLA SCULTRICE POLACCA MAGDALENA ABAKANOWICZ
4 aprile 2009
di
Claudio Alessandri
La Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, dà inizio alla stagione espositiva 2009 con manifestazione “Space to experience”, una personale prestigiosa della scultrice polacca Magdalena Abakanowicz.
La mostra si comporrà di numerose opere che consentiranno una lettura esauriente dell’attività artistica di questa artista, lungo un notevole arco di tempo, circa cinquant’anni, per raggiungere questo importantissimo traguardo, le opere della Abakanowicz sono state accuratamente selezionate fra le più significative nel mostrare l’idea artistico realizzativa dai contenuti, non solo artistici, ma anche di ispirazione soffusa da un intimismo complesso, una sfida alla comprensione del fruitore dell’opera sottoposto ad una tensione analitica priva di facili teorizzazioni.
Le opere dell’artista polacca non rappresentano scontate rappresentazioni della realtà, posseggono un “nocciolo”, quel qualcosa di sfuggente che pure anima il significato dell’opera stessa. Sapendola penetrare visceralmente si scoprono contenuti filosofici, conseguentemente, antropologici.
Come interpretare altrimenti le opere realizzate con l’utilizzo di cordame, intrecciato e dipinto di nero e alcune volte in rosso o arancione. L’involucro grezzo spiacevole al tatto che dovrebbe respingere con naturale senso di ripulsa, come incanto, attrae, costringe a soffermarsi ad osservare quelle strane forme tondeggianti; crisalidi, bozzoli setosi dal segreto contenuto di esseri sublimi prossimi a liberarsi dalla pesante coltre che li opprime, per librarsi in voli fantastici, quanto repentini nel rinserrarsi nell’anonimato della morte.
Le opere di Magdalena Abakanowicz, un’artista che si esprime, forse unica al mondo, liberata dalle capziose pastoie dell’appartenenza schematica non sono vincolate a stili, a tendenze, la sua ispirazione si muove in assoluta libertà affrontando a “suo modo” tutte le manifestazioni di una umanità in perenne orgasmo che non genera appagamento, ma apatico sfinimento, consapevolezza di un atto surrogato.
Quelle forme morbide e nel contempo dalle superfici ruvide hanno dato vita all’opera “Embriology” esposta alla Biennale di Venezia, composta, originariamente, da ottocento “forme”, duecento delle quali sono scomparse, probabilmente sottratte dai visitatori; amanti dell’arte o comuni imbecilli?
E proprio questa opera ci trasporta nel segreto universo femminile, dall’erotismo al fantastico crearsi della vita. Come notato dalla grande sensibilità di Angela Vettese, curatrice della mostra, se si possiede il dono non comune di superare la dura scorza del bozzolo, si ritroverà in una dimensione “prenatale”; potrà osservare il nascere della vita che dalla merula fecondata esplode in rapido riprodursi, un caos che tornato all’ordine, genera nuova vita, il disordine primigenio torna ancora una volta a ricordarci le nostre antichissime, misteriose origini.
La scultrice polacca protrae la sua “idea” artistica per molti anni e solo nel 1985 il suo interesse contempla anche la scultura realizzata comunemente con materiali solidi come il bronzo, l’acciaio corte’n , poi l’acciaio inossidabile e l’alluminio, per giungere in fine al laterizio misto all’alluminio fuso, con questo materiale realizza l’opera “Standing Figure with Wheel”.
Le opere della Abakanowicz si diffondono in varie parti del mondo, avendo riconosciuto in questa artista uno spirito innovativo che non è alla ricerca di effimera visibilità, ma che ha dei contenuti di grande valore artistico- filosofico- idealistico.
Magdalena nasce in Polonia nel 1930 da una famiglia benestante di antica nobiltà terriera. L’avvento disastroso del secondo conflitto mondiale causa il suo trasferimento a Varsavia, in questa città ha inizio il suo percorso artistico. Al rivelarsi, le opere di Magdalena non vengono accolte con favore dal regime che impera, in quel periodo nel suo Paese, l’arte in Polonia, come in tutti i Paesi sottoposti a dittature attentissime ad ogni “segno” scaturito dal mondo dell’intellighenzia, osserva con sospetto ogni espressione artistica che non rispecchi i dettami cari alle comuni ideologie che imponevano rappresentazioni ben definite dalle varie caratteristiche “eroiche” di una società dominata dall’apparenza, una illusione dai risvolti drammatici.
Magdalena Abakanowicz sarà costretta ad operare in semi clandestinità, una atmosfera certamente non giovevole ad una libera espressività.
Al ristabilirsi tardivo, di un clima democratico, questa geniale artista verrà accolta e celebrata per quel che merita, anche in Patria, nel resto del mondo era già da tempo considerata una delle artiste più importanti del variegato mondo della scultura internazionale.