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- IL PENTAGRAMMA COLORATO DI PIERO GUCCIONE. UN'ANTOLOGICA DELL'ARTISTA SICILIANO ALLA GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA DI ROMA -

4 dicembre 2008

di Claudio Alessandri

   C'è tempo fino al prossimo 25 gennaio per visitare l’antologica del pittore Piero Guccione allestita presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. L’evento è stato realizzato esponendo un centinaio di opere concesse da collezionisti privati e istituzioni pubbliche.

La narrazione dell’intero percorso artistico di questo straordinario “musicista” del colore è affidato alle testimonianze di scrittori ed artisti, anch’essi siciliani che hanno voluto, con le loro testimonianze, lasciare un segno tangibile di ammirazione, di affetto e, perché no di gratitudine per Guccione quale simbolo di genialità che per affermarsi ha dovuto, ancora una volta, migrare dalla sua isola , madre e matrigna, amata, odiata e cercata con lo stesso rimpianto di un innamorato che ha dovuto abbandonare l’amata, senza poter sapere se potrà riabbracciarla un giorno.

L’antologica si snoda “narrata” come un viaggio tra fantasia e sogno, nelle testimonianze di scrittori come Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino e Dino Buzzati, e del maestro Renato Guttuso.

Piero Guccione migra a Roma nel 1954 per fare ritorno dalla sua amata “Scicli” ormai affermato artista conosciuto ed idolatrato nel mondo intero, molti anni dopo, nel 1980 ed attorno a lui si coagula un piccolo, ma scelto gruppo di artisti che, pur ispirandosi ai modelli del Maestro, dalle sfumature cromatiche alla severità realizzativa, danno vita ad opere di ispirazione originale, non cloni, ma discepoli che hanno ascoltato e subito compreso, il richiamo di un artista che, spezzando i legami con il classicismo deteriore, ha deciso di cimentarsi in pericolose sperimentazioni, ma Guccione ha vinto anche questa sfida dando vita ad opere di una liricità coinvolgente, poetiche come suggerite dai mille spunti offerti dalla sua Sicilia.

Non è agevole esprimere un giudizio sul “lavoro” di Guccione, eppure sono le sue stesse opere a fornire le risposte alle tante domande di chi si sofferma ad ammirarle.

Il contatto con le opere di Piero Guccione stimola l’attenzione che viene subito catturata da un genere di pittura che, seppur non inseguendo un effetto sconvolgente non si rifà a canoni tradizionali, avendo il merito di donare qualcosa di nuovo, di mai visto. Questa sensazione diviene ancor più palpabile man mano che le varie opere scorrono sotto i nostri occhi; dopo una prima superficiale osservazione, alla ricerca dell’immediato godimento, siamo sospinti e coinvolti ad un’attenta analisi delle varie composizioni. Il colore, la padronanza del segno, tutto quanto insomma, serve a rivelare la capacità realizzativa che dalla tecnica trae origine, ma dall’ispirazione l’opera compiuta, godibile, criticabile, in ogni caso totalmente leggibile.

Guccione, non è più una scoperta, trae la sua forza espressiva dal colore; è innegabile che la padronanza e la sapienza delle cromie gli hanno permesso di esprimersi a livelli percepibili dal grande pubblico, non offrendo però la sua raffinata produzione alla banalizzazione, rimanendo su un piano concettuale sempre elevato, libero da intelletualizzazioni artificiose, che complicherebbero inutilmente la comprensione e l’appagamento del senso estetico che, alfine conduce l’osservatore a riflessioni compiaciute di pieno consenso. I colori fluiscono sulla tela col ritmo incalzante, componendo un assieme armonico, liricamente coinvolgente, privo di pause forvianti, alla ricerca di una bellezza e di armonia che, quasi musicalmente, si espande in sensazioni di commovente identificazione con la natura, con il suo fascino incommensurabile ed irraggiungibile dall’uomo. Le realizzazioni di Guccione, stilisticamente ineccepibili, riescono a donare senso di pace, di tranquilla spensieratezza, uno stato di totale beatitudine che, tra realtà e sogno, conduce lo spettatore a visioni di ritrovata fanciullezza.

L’antologica romana offre una visione d’assieme del “modus pittandi” di questo grande maestro e si rimane colpiti, nello scoprire che Guccione fin dagli inizi della sua attività ha espresso una genialità che, ancora oggi permane, anzi si amplifica e diffonde in una realtà artistica, oggi, purtroppo dolente, prossima a ripiegarsi su se stessa fra l’indifferenza generale.

articolo del 4/12/08
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