- INNOCENZO VIGOROSO : LA BELLEZZA FUSA NEL BRONZO -
9 giugno 2009
di
Claudio Alessandri
La città di Como offre il suo “grembo” più prestigioso per architettura e storia, dal 10 giugno 2009 e fino al termine del mese, allo scultore calatino di nascita, ma romano di adozione, Innocenzo Vigoroso.
Abbiamo conosciuto Innocenzo, per la prima volta, molti anni addietro in occasione di una personale tenuta a Palermo presso lo Steri, luogo splendido per l’architettura che si impose per innovazione costruttiva, tanto da assumere la denominazione della nobile famiglia Chiaramente che lo fece costruire ed abitarono fino alla tragica morte dell’ultimo rappresentante di quella potente schiatta.
Ci ritrovammo qualche tempo dopo, sempre a Palermo, nell’atrio di Palazzo dei Normanni; in quella occasione Vigoroso poté offrire al pubblico una visione quasi totale della sua splendida attività scultorea.
Forse ci siamo compresi, quasi subito, per la comune condivisione dell’arte scultorea, lui come artefice, io molto più modestamente come appassionato d’arte. Questa comunione tendenziale non poteva che sfociare in amicizia e, per quanto possibile, in collaborazione.
Innocenzo Vigoroso è uno splendido interprete dell’arte scultorea in senso classico, ma è altrettanto valente in sculture che dell’innovativo posseggono la dinamicità, una caratteristica che non rinnega il “classico”, ma lo rende vitale come lo si riscontra, un esempio per tutti, nella scultura degli acrobati, figure reali che nel rapido roteare sembrano assumere forme aerodinamiche, estensibili oltre la fisicità umana, girandole di corpi non irreali che, ogni giorno, compiono miracoli anti-gravitazionali difficilissimi per la gioia di adulti e bambini, frequentatori dei sempre più rari circhi.
Molte sculture di Vigoroso sovvertono, comunque, l’idea di postura immota, uguale e sorda cristallizzazione di forme e di idee. E’ sufficiente osservare i cavalli di Innocenzo per mutare idea, quei destrieri scalpitano, si impennano, sono colti durante galoppate sfrenate, ed ecco l’immobilità mutarsi in movimento dinamico, le fitte criniere fluttuano al vento in ondeggiare danzato e si ha l’impressione, non demente, di udire lo scalpitare degli zoccoli nervosi, il nitrito di felicità per la libertà ritrovata, mentre le grandi masse muscolari contraendosi o distendendosi compiono infine la magia del movimento, non avvertito visivamente, ma percepito e goduto cerebralmente.
Questo fenomeno illusorio nelle opere di Innocenzo non si limita ai soli splendidi stalloni, la sua “artistica magia” si coglie, probabilmente, con maggiore partecipazione emotiva, nelle scene di “tauromachia” allorché il torero si trova a tu per tu con il toro, spaventosa macchina da combattimento di fronte alla quale l’uomo appare minuscolo, quasi ridicolo, poi si riabilita quando le tremende corna teurine sfiorano, a pochi centimetri il ventre indifeso, protetto esclusivamente dalla piroetta che richiama alla mente un mondo scomparso da secoli nel mare Egeo.
Vigoroso “classico” nella sua massima valenza espressiva, lo si riscontra nelle numerose statue raffiguranti, alcune di grande formato, figure femminili; molte dedicate alla splendida e famosa ballerina Carla Fracci, o in deliziosi bronzetti di danzatrici fissate nell’esecuzione di figure classiche dell’arte “tersicorea”, ancora busti di giovani donne pensose, o splendidi corpi mollemente abbandonati in riposi ristoratori. Vigoroso, ormai artista affermato in campo mondiale, non solo per la scultura, ma anche per la pittura, non ha mai dimenticato la sua Terra di origine e ad essa ha dedicato opere stupende, in occasione della personale ospitata al Palazzo dei Normanni, ha fatto dono di uno splendido bronzo, a grandezza naturale, raffigurante una ballerina colta nell’attimo di un plastico passo di danza.
Questa opera che nell’intenzione dell’artista avrebbe dovuto trovare una collocazione, nello steso luogo, degna della sua importanza, giace da svariati anni semi occultata e polverosa in un angolo buio e poco evidente dal portico. Non ci si può meravigliare quindi se grandissimi artisti nati in Sicilia l’abbandonano, a malincuore, delusi e mortificati dalla colpevole indifferenza dei politici o, peggio ancora, degli addetti ai lavori che con la loro inattività giustificano e promuovono, in una Terra “traboccante” d’arte, il totale oblio di un mondo prodigioso, eppure ignorato e mortificato negli intimi contenuti artistici e culturali.