- TALANI GIAMPAOLO I NOSTRI SOGNI DENTRO UNA VALIGIA -
4 ottobre 2008
di
Claudio Alessandri
La Galleria Lupo’Art ha ospitato una personale dell’artista Giampaolo Talani dal titolo emblematico e stimolante: “Ritorni da Finisterre”. Cosa può contenere una valigia, sia essa di umile cartone che di finissimo cuoio “griffato”? E’ una considerazione che ci coglie ovunque vi siano viaggiatori, in treno, in aereo o in nave.
La risposta non può essere contenuta in sproloqui di sterile e pseudo filosofia, ma nel fantasticare del nostro essere si, ed allora giungiamo ad una conclusione, forse esatta, forse erronea, che in ogni caso pungola la nostra curiosità. Ed allora immaginiamo che contengano tutto l’infinito o piccolissimo mondo di una vita o di attimi fuggevoli di una esistenza anonima, una realtà che si nasconde in un angusto e buio spazio, speranze, umili realtà, tanto dolore e disillusioni e tanto altro ancora. Forse il segreto può essere umanamente svelato osservando l’essere impettito che sosta accanto alla sua valigia, o la regge con sicura noncuranza per il manico, un emigrante?
Un viaggiatore di commercio o per svago? Poi ci sovviene di osservare gli occhi perché, gli occhi di quegli uomini rivelano ciò che alberga nelle loro anime, non con scontata evidenza occultata da neri baratri, forse… immaginiamo… pazienti di abituale attesa, tristezza per dovere abbandonare la moglie ed i figli recandosi in Paesi stranieri a cercare il lavoro che la sua Terra non gli concede, sereno interiore di chi torna ai propri affetti, da troppo tempo lontani.
I viaggiatori di Giampaolo Talani sono al centro della sua ispirazione e… adesso focalizzano il nostro interesse, capelli carpiti dal vento, cravatte che rifiutano la loro elegante postura per fuggire, lampi colorati, nel vento di un’anonima stazione di un altrettanto anonima Città. E poi, … il mare, spiagge tranquille dove si elevano castelli fragili che torneranno semplice sabbia al primo urto, involontario del vento, invidioso di un bimbo dispettoso, a vanificare la scarlatta bandiera che garrisce in cima, gloriosa ,al vento, simbolo di vittoria, di resurrezione.
Tutte le opere di Talani sono realizzate su supporti di canavaccio ed i colori, voluti terrosi, non spengono le loro cromie, anzi, le esaltano solcate da microscopiche screpolature e da savrapposizioni che nulla hanno dell’artificioso; tutto è denso come le riflessioni che ispirano le realizzazioni di Talani, denso dicevamo di spessore coloristico, ma quello che è più importante, colmo di risonanze vitali, di una umanità che ha poco importanza nel dipinto, ma è indispensabile nell’economia del messaggio universale da cui scaturisce; viaggiare è vigoria cerebrale, il passato, il presente… la speranza che tende a disvelare l’ignoto, tutto è moto, è desiderio di avventura.
Il mare, le spiagge con le lische di pesci gettate dal caso, ispirate dal sommovimento delle onde “ alle volte anche, ancora vivi nelle mani nelle tasche di allucinati personaggi, provocazione o semplice ironia?” noi propendiamo per entrambe le ipotesi, i castelli fragili di solo apparente consistenza, ci suggeriscono la fatuità della vita, fragile alle offese del tempo e di una umanità generatrice di irragionevole violenza.
Tutte le opere di Talani si impongono per espressività, alle volte sorretta da rossi violenti, a volte da azzurri riposanti, è un contributo cromatico al pensiero, al gusto di colloquiare con l’osservatore per condurlo a chete serena, esente da parossismi, da tutto ciò che non consente pensieri sublimi di un mondo stupendo, deturpato e ferito, ma che Talani risana con disarmante semplicità, che non condurrà ad una città, ad un luogo conosciuto, ma al disvelarsi dal mistero dei luoghi immaginati, sognati, sperati e che l’arte consente di disvelare in opposizione ad un mondo privo di contenuti, di bellezza, Talani dispensa con la sue realizzazioni vita, non turbinosa, ma certamente serena come un messaggio che giunge dall’ignoto e che all’ignoto affida il proprio futuro in un esaltante vibrare di ottimistica melodia, e non dissonanti note di una fine intrisa di deludente lucore crepuscolare.