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- POMODORO, IN MOSTRA LE SUE GRANDI OPERE 1972 - 2008: L'AFFAIRE DEL PORTALE BRONZEO DEL DUOMO DI CEFALU' -

9 gennaio 2009

di Claudio Alessandri

La città di Milano ha spalancato le porte della sua pluriennale ospitalità artistica allo scultore Arnaldo Pomodoro. La Fondazione espone opere di grande formato dello scultore nato a Morciano di Romagna (Rimini) nel 1926 che data la sua attività artistica a Milano nel lontano 1954.

Le opere di un plasticismo, oserei dire rivoluzionario, pur rimanendo nell’ambito della tradizione realizzativa del “plasmare” le sue “idee”, compresa l’ antica e nobile tecnica della fusione “a cera persa”, segnano un momento di rottura tra la monumentalità figurativa e la rappresentazione di pura bellezza ed eleganza formale, ovviamente soffermandoci al solo aspetto estetico e non affrontando il vero significato dell’opera senza quelle motivazioni che suggeriscono ad Arnaldo Pomodoro, le forme e la “penetrazione” in esse, in tal caso si offrirebbero al nostro sguardo e, di conseguenza, alle sensazioni più intime di un’anima commossa, solo forme immote di bronzo, mute testimonianze della solitudine e del vuoto mentale che sembra espandersi come “ameba” mostruosa sulle menti dell’intera umanità, soffocandola nell’insensibilità emotiva, quel fremito meraviglioso che è il vero senso e ragione della vita.

Nel parlare delle opere di Arnaldo Pomodoro, da siciliano quale io sono, non posso sottacere una delle tante incongruenze che finiscono per mortificare il vastissimo movimento culturale isolano, obbligando alla “fuga” nel passato come nel presente, i massimi esponenti dell’arte nati in Sicilia, terra d’immense ricchezze culturali, figurative, letterarie ed architettoniche, che un malefico sortilegio tende a precludere, non solo ai suoi “figli”, ma al mondo intero.

Un solo esempio fra i tantissimi, ma famosissimo: “l’affaire del portale di bronzo del Duomo di Cefalù”. La vicenda ha inizio nel lontano 1997, anno nel quale Arnaldo Pomodoro fu contattato dal Presidente della Provincia di Paleremo, Pietro Puccio e dall’Assessore alla cultura, Ninni Sole; lo scopo dei contatti con l’artista romagnolo è rivolto all’affidamento allo stesso di un portone bronzeo da collocare a chiusura del portale del Duomo di Cefalù, fino a quel momento costituito da un portone ligneo risalente al XVIII sec. in pessime condizioni di conservazione e privo di qualsiasi pregio artistico.

L’opera, la “porta Regnum, venne confermata per la realizzazione allo scultore Pomodoro con regolare delibera approvata dall’intera Giunta. Lo scultore nel 1997, senza porre tempo in mezzo, realizzò gli studi preliminari ed il bozzetto di bronzo, elaborati che divennero proprietà della Provincia di Paleremo, costo dell’intera opera 335mila euro.

Nel 1998 alla Presidenza Provinciale subentra l’avv. Musotto che, con determinazione dirigenziale, istituì un comitato tecnico scientifico per: “orientare e verificare le varie fasi di ideazione e realizzazione dell’opera”. Del comitato andarono a far parte rappresentati della Provincia, della Sovrintendenza ai Beni Culturali della Regione e della stessa Opera del Duomo di Cefalù.

Il comitato dopo aver valutato attentamente il progetto dell’opera espresse un consenso unanime, l’unanimità però conteneva un “ma”, una riserva dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione che ritenne utile un ulteriore approfondimento del progetto che comportava alcuni chiarimenti da parte di Pomodoro, ed eravamo giunti al 2002.

Nel 2005, dopo lunga ed ingiustificata riflessione, la Provincia di Paleremo chiese allo scultore i chiarimenti richiesti dalla Regione, la risposta di Pomodoro fu rapida ed esauriente, il tutto venne inoltrato al vaglio del Consiglio Regionale dei Beni Culturali e Ambientali.

Data la rilevanza artistica di un’opera bronzea da inserire in un monumento di immenso valore storico-artistico, quale il Duomo di Cefalù, era inevitabile l’intervento critico di studiosi d’arte; o uomini di cultura in generale il primo a giungere fu quello dello scrittore Vincenzo Consolo che espresse un parere totalmente negativo definendo l’opera di Pomodoro “incongrua” per le caratteristiche del Duomo di Cefalù, non potemmo fare a meno di pensare quanto “incongrue” erano le vetrate dell’abside, opera del maestro Michele Canzoneri già collocato. Ovviamente non poteva mancare il commento di Vittorio Sgarbi che guardandosi bene di affrontare la validità dell’opera dello scultore romagnolo, oppose una obiezione che evidenziava il suo grande acume artistico cioè, quell’opera importantissima avrebbe potuto trasformare il resto della “Fabbrica” in semplice cornice all’opera di Pomodoro; parere straordinariamente condivisibile, ma limitativo non solo per questa opera, ma per altre migliaia esistenti nel mondo.

La spinta propulsiva dei politici cominciò a perdere di dinamismo fino ad una soluzione, appunto “politica”; il sindaco di Cefalù, in quel periodo Simona Vicari, nell’esprimersi entusiasticamente nei confronti dell’opera scultorea concludeva però… “crediamo comunque che la valutazione definitiva,… spetti alla Chiesa con il suo Vescovo alla Presidenza dell’Opera del Duomo” .

Un breve sussulto dopo qualche anno e poi un silenzio tombale, anche se, per la verità Mons. Crispino Valenziano, molto tempo addietro, ha dichiarato che l’autorità ecclesiastica non ha mai chiusa la porta all’opera di Pomodoro, strana affermazione, visto che la porta è rimasta e rimane ancora oggi, anno 2009 ostinatamente serrata.

articolo del 9.1.09 siciliainformazioni e italiainformazioni


Porta dei Re del Duomo di Cefalù, studio II, 1997-1998
bronzo e ferro
106 × 100 × 80 cm

L’intervento di Pomodoro a Cefalù nasce da una profonda riflessione lungamente maturata, per inserire nel contesto del duomo normanno un portale in bronzo di linguaggio astratto. Si tratta di due parallelepipedi mobili a sezione triangolare che permettono un pieno spalancamento dello spazio interno e che all'esterno si collegano nel presentare la Trasfigurazione, invitando alla ‘nicchia’ che introduce al luogo della fede. In alto è sospesa una lucida sfera dorata come metafora del cielo, dell’assoluto.


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