- LA PRODUZIONE DI MEDAGLIE DELLO SCULTORE GIACOMO MANZU' IN MOSTRA A BERGAMO -
20 gennaio 2009
di
Claudio Alessandri
A conclusione della grande mostra dedicata allo scultore Giacomo Manzù, ospitata presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, lo scorso 15 gennaio è stata posta in mostra la vasta produzione di medaglie del grande maestro.
Questo particolare settore è stato realizzato con la preziosa collaborazione del Circolo numismatico bergamasco. La mostra comprende, ovviamente, medaglie, ma anche placchette fuse, modelli dai quali sono state ricavate alcune medaglie, si tratta quindi di un evento unico per godere di una visione ampia e completa di questa particolare forma d’arte scultorea, definita erroneamente da alcuni: “arte minore”.
La fusione di medaglie commemorative con intento artistico affonda le sue origini nell’antichità classica, anche se il massimo fulgore lo raggiunse negli anni del Rinascimento, ricchi di veri geni nel campo della scultura che si dedicarono con lo stesso fervore riservato alle loro opere maggiori a questi capolavori che non potevano non rispecchiare l’abilità inventiva del loro genio. La medaglistica per lo più non seriale, può essere considerata una forma raffinata ed esclusiva dell’arte incisoria estremamente diffusa dal conio di monete rimaste nei secoli quali simboli di straordinaria bellezza. Un esempio lampante lo si può ammirare nel tetradramma d’argento di Siracusa (470 a.c.), una moneta che è un vero e proprio capolavoro e che è rimasta nella storia numismatica quale massima espressione di un conio eseguito per una moneta commerciale.
Le medaglie realizzate, in molti secoli, racchiudono nelle loro rappresentazioni i più importanti eventi occorsi storicamente, tramandando inoltre le fattezze di moltissimi personaggi famosi in vari campi, dalla politica, all’arte militare, alla cultura, in definitiva la storia “fusa” in modo “indelebile” nel nobile bronzo.
Tornando doverosamente al Maestro Giacomo Manzù, sulla linea tracciata da coloro che lo hanno preceduto in questa nobile arte, le sue realizzazioni hanno immortalato molti degli accadimenti che hanno lasciato un profondo segno nella storia della cultura ed anche della politica del 1900. Da ricordare la incisiva produzione realizzata per il decennale della Repubblica Italiana (1958), per la scomparsa dello statista Alcide De Gaspari (1954), in occasione delle Olimpiadi ospitate a Roma (1960); particolare rilievo per le medaglie commemorative della nascita di Wolfang Amadeus Mozart (1956) e, in seguito per Ludwig van Beethoven (1970), indimenticabili per drammaticità espressiva quelle realizzate per ricordare il sacrificio di migliaia di partigiani immolati per amore di libertà e giustizia.
Manzù fu particolarmente attivo nelle opere di carattere sacro o ad esso collegato. Il Maestro coniò le medaglie commemorative in occasione dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962), per il primo anniversario della morte del Papa Giovanni XXIII (1964) e per gli ottanta anni ed i quindici anni di pontificato di Papa Paolo VI (1977) ed a commemorare tantissimi altri eventi religiosi, denotando, nella medaglistica dedicata ai papi, una concezione totalmente lontana dai modelli classici realizzati nel passato e riguardanti, in modo particolare, le sembianze dei pontefici succedutisi sul Soglio Pontificio che, nelle realizzazioni del Maestro bergamasco, abbandonano totalmente i lineamenti di scuola strettamente classica, algida e pomposa, per trasformarsi in personaggi comprensibili e godibili dai fedeli che, in tal modo, li sentirono più vicini a loro, nella gioia e nel dolore, nella sofferenza e nella speranza, in poche parole a livello umano e non elevati su vette irraggiungibili.
Giacomo Manzù esprime la sua grande propensione alla scultura ad iniziare dalla seconda metà del 1940, periodo nel quale lo ritroviamo spesso presso una bottega di Albisola dove operava il ceramista Giuseppe Mazzotti, Manzù dedicò a questo maestro nell’arte “figulina”, una medaglia. E’ solo l’inizio, da quel momento l’attività artistica del Maestro bergamasco non conobbe incertezze e la sua produzione scultorea, ormai ammirata e compresa in Italia e nel mondo intero, si elevò fino a raggiungere vette sempre più subblimi trovando meritata fama ed onori.
Gli vennero commissionate opere sempre più significative, alcune citate in precedenza. La produzione delle medaglie non è particolarmente ampia poiché il Maestro era naturalmente portato per le opere monumentali e trascurava quelle che riteneva potessero distrarlo dalla sua visione delle grandi masse.
E’ da precisare comunque che dagli anni ’70 la richiesta di medaglie divenne sempre più pressante ed infine Manzù dovette cedere al volere dei suoi innumerevoli estimatori che apprezzavano, in Manzù, un esecutore di assoluta limpidezza, la stessa cura che riservava alle opere di grande formato, la si poteva riscontrare nelle medaglie da lui ideate, la stessa attenzione per il particolare che non scadeva mai nella leziosità.
Giacomo Manzù morì nel 1991 ormai famoso ed osannato cosciente di avere proseguito nella grande tradizione di artisti sommi quali il Pisanello, il Cellini senza trascurare Gaspare Mola, solo per citarne alcuni, perché nei secoli e sino a noi furono e sono innumerevoli i grandi artisti che si sono cimentati nella nobile arte della medaglistica.