- ANGELA TINDARA . LA ROCCA, NATURALMENTE SEGNO E COLORE -
23 giugno 2009
di Claudio Alessandri
Angela Tindara La Rocca tiene moltissimo a quel “Tindara”; nata a Barcellona Pozzo di Gotto le spettava per tradizione quel nome ben augurante, il promontorio che innalza la sua mole poderosa a strapiombo sul mare, in vista delle Eolie e che ha ospitato l’antica città di Tyndaris, Angela lo scorgeva, fin da bambina, a poca distanza dalla sua cittadina e chissà quante volte avrà sentito narrare dalla sua mamma e da tutte le donne del luogo della Madonna Nera ospitata nel santuario che sorge in vetta al monte.
Angela è cresciuta, fortuna negata a milioni di bambini, a contatto con la natura, il suo mondo profumava di fiori selvatici, risuonava del belato dei greggi che brucavano l’erba stenta che si annidava negli anfratti rocciosi sfuggendo l’ultima acqua, prezioso regalo dell’ultimo, raro temporale, ma respirava principalmente il sentore inebriante della libertà, fisica e di pensiero.
In questo ambiente colmo di stimoli creativi, dai profumi ai colori vivaci, al severo paesaggio roccioso, dal blu del mare e dall’azzurro del cielo di Sicilia, Tindara, dotata naturalmente al disegno, non tardò ad esternare il suo indubbio talento. Ancora giovanissima, ma già in possesso di volontà ferrea, perfezionò i suoi studi artistici a Palermo, ma le sue opere, incisorie o ad olio, su grandi tele, si imponevano per nettezza del tratto e sapiente utilizzo del colore, una dote questa che deriva certamente da un buon insegnamento, ma principalmente dal suo sentire cerebralmente le armonie di un cromatismo elegante che sono alla base di un coerente imporsi di un’opera d’arte, quel “sentire” è una dote inclusa nel proprio DNA, nessun professore potrà mai insegnarlo.
Molte delle opere di La Rocca, sono realizzate in un informale, diremmo, leggibile, intendiamoci non si tratta di una manchevolezza, ma indubbiamente di un pregio e non da poco. Questo informale non vive esclusivamente di campiture cromatiche abilmente accostate in forma e colore, se così fosse non vi sarebbe nulle di nuovo, no, Angela si spinge oltre la banale evidenza, cerca e trova il senso della rappresentazione e il fruitore dell’opera gode senza funambolismi cerebrali di “messaggi in chiaro”, di armonie cromatiche desiderate per donare quel senso del bello nella quiete che porta ristoro al vivere frenetico del nostro tempo.
Tindara, durante il soggiorno a Palermo ha scoperto, molto presto, la passione per la scultura e, senza perdere tempo, si è impadronita dei tanti segreti di questa difficilissima forma d’arte, anche in questo caso il perfetto equilibrio fra tecnica e fantasia ha consentito a questa giovanissima artista di imporsi in un mondo che può esaltare, ma anche annullare impietosamente anche gli artisti più dotati. Mode, tendenze politiche, antipatie e simpatie, invidie e tanto altro ancora possono decretare il successo o l’insuccesso di un artista, ma questa è un’altra storia che gode di nobilissimi precedenti risalenti alla notte dei tempi.