- CLAUDIO ALESSANDRI "UN INSIEME DI FOGLI TUTTI DELLA STESSA DIMENSIONE"
RICORDI...
Erano le prime ore del pomeriggio del 26 maggio del 1946 quando lasciai alle mie spalle Ferrara a bordo di un treno che mostrava, sensa pudicizia anzi, quasi con orgoglio, le tremende ferite che il recente conflitto mondiale, voluto dal "Dio della Guerra" o, a scelta, dal re degli inferi, aveva inflitto, anche al suo corpo metallico, ostinato nel continuare a sferragliare per l'Italia "schivando" le bombe "non intelligenti" dei nostri "liberatori".
Ero un bambino di circa cinque anni, adesso ne ho parecchi di più e può sembrare strano, ma ricordo ancora perfettamente quei momenti che segnavano un confine esistenziale che mai avrei immaginato.
Ben poco avevo compreso dell'immensa tragedia che aveva coinvolto l'Italia e la mia famiglia; ricordavo, questo si, il suono lacerante delle sirene che annunciavano il puntuale arrivo dei bombardieri americani ed inglesi, le famose o famigerate fortezze volanti il chiuso maleodorante di muffa e di terrore che impregnava la poca aria dell'angusto rifugio ricavato alla base delle possenti mura della città, scendevamo sotto il "montagnone", una modesta collinetta di terra che, nell'immensità della piatta panura padana, assumeva la dignità di un'altura degna di nota.
Io, in quel "buco" mi sentivo al sicuro, protetto come ero dall'abbraccio spasmodico di mia madre che, ad ogni "schianto" più vicino degli altri, automaticamente, quasi una abitudine inventerata, ritraeva la testa fra le spalle in un instintivo atteggiamento d'auto difesa e, all'unisono, senza proferire una parola, tutti i presenti facevano altrettanto, con gli occhi sgranati a fissare il muro davanti a loro, che però, ne sono certo, non vedevano.
Mio padre, che aveva preso parte alla guerra come pilots del VI stormo caccia "diavoli rossi",
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