- LE INCISIONI E I DISEGNI DI BRUNO CARUSO IN MOSTRA A PALERMO -
20 febbraio 2009
di
Claudio Alessandri
Presso la Galleria Elle Arte di Palermo, venerdì 20 febbraio 2009, si inaugura una mostra del maestro Bruno Caruso. Si tratta di una vera e propria antologica formata da numerose incisioni ed alcuni disegni impreziositi dal colore, in uno spazio necessariamente limitato, ma reso bastevole a percorrere l’intero arco della produzione artistica del maestro,dai suoi esordi alle più recenti creazioni, grazie all’intelligente “impaginazione” operata da Laura Romano.
Le incisioni che danno vita alla mostra, sono per noi oltremodo preziose, in primo luogo per la loro valenza artistica, ma anche per un particolare che è divenuto per noi una condizione essenziale nel “trattare” opere realizzate con la “tecnica del bulino”; Quelle di Bruno Caruso rispettano in modo maniacale la realizzazione manuale, di meccanico, se così può essere definito, vi è solo l’intervento dello “stampatore” che inchiostra la lastra incisa, per poi passarla al torchio incidendo l’immagine sul foglio di carta.
Molte di queste incisioni le abbiamo “seguite” lungo l’intera lavorazione ed ogni volta abbiamo goduto o trepidato nell’attesa che lo stampatore sollevasse il foglio inciso. Erano sensazioni dettate dall’amore per quella antichissima tecnica, pur sapendo che quella era una prova, seppure d’autore, ogni “incertezza” nell’inchiostratura o in altri particolari che solo Caruso poteva notare ed evidenziare, venivano “rimediati” dall’addetto al torchio, uno spettacolo vederlo manovrare la leva a “stella” che comandava il rullo che forniva la pressione atta all’incisione, in fondo anche lui era un artista.
Purtroppo, da molti anni, questa “magia” si è smarrita, ad imporsi sono subentrate tecniche che nulla hanno a che vedere con quella “classica”. Sono rimasti pochi gli artisti fedeli all’arte incisoria “come è giusto che sia”, Bruno Caruso è uno di quei pochi e gliene siamo grati.
Nell’ambito della mostra ospitata, come gia scritto, dalla Galleria Elle Arte, sarà presentato il catalogo “L’oeuvre gravé di Bruno Caruso”, edito dall’Unesco per illustrare l’antologica che il Maestro presenterà a breve a Parigi. L’artista, uno dei più grandi incisori in campo mondiale, pur risiedendo a Roma da moltissimi anni e per fama “cittadino del mondo”, non ha mai dimenticato la terra natale, la Sicilia, ed ogni qual volta torna a respirare il “profumo della zagara”, Palermo lo accoglie con l’amore ed il calore riservato ad un “figlio” che ha fatto onore alla sua Terra.
La vasta opera di Bruno Caruso, ad iniziare dagli ormai lontani giorni della prodiga giovinezza, è stata sempre accompagnata da una “struggente melodia” che, inevitabilmente, si trasfonde nei più segreti recessi dell’animo umano, messaggi di grandissimo contenuto culturale che dalla sapienza del disegno traggono nuova vita, fanno divenire attuale la storia siciliana, attraverso innumerevoli epoche, come innumerevoli furono i conquistatori di questa isola colma di mistero e di ricchezze, non solo naturali.
La melodia, quasi una colonna sonora, assume un andamento rigidamente dettato da “regole geometriche”, era il periodo dei depositi di legname, gia sagomato e stipato in bell’ordine in capienti magazzini, il ritmo non si concede distrazioni, per poi aprirsi in spazi riposanti e visivamente coerenti con un ordine di estrema eleganza, in attesa dei grandi ebanisti di Ducrò, per divenire mobili dall’eleganza proverbiale.
Poi giunsero gli anni ’60, gli anni della grande euforia consumistica, ma anche delle forti tensioni sociali, preludio ai funesti “anni di piombo”, anni di signore altezzose che si pavoneggiavano indossando pellicce ricavate da vari tipi di felini, cercando d’assumere nella postura e nello sguardo, la fierezza e l’eleganza di quelle splendide creature, grottesche imitazioni di una natura mortificata per la effimera felicità.
Caruso sperimentò anche il “mondo del dolore” quando riprodusse i volti stravolti dalla demenza, l’artista però seppe infondere in quelle “esistenze perdute”, la consapevolezza, non della malattia, ma della solitudine, generata dallo spettacolo del “diverso”, probabilmente la consapevolezza che di quel “mondo intermedio” possiamo andare a fare parte anche noi.
Come ho gia scritto in altra occasione:”…la pazzia è per Caruso uno stato di vita larvale, una parentesi di incosciente vitalità, una realtà dolorosa che non è priva però di aspetti ironici ed insieme rivelatori, uno stato di semi beatitudine nel quale tutti i sentimenti e i desideri sordidi e nascosti si rivelano e si attuano senza pudore, un ritorno all’iniziale innocenza, uno specchio inquietante per noi “esseri normali”.
Una rappresentazione spesso presente nelle opere di Caruso e che ci ha sempre attratto è la grande piovra, certamente non per curiosità da amanti del mondo marino, ma perché la piovra ha sempre rappresentato per noi la massima raffigurazione dell’incubo, quella manifestazione incontrollabile per il mostruoso, l’antitesi del bello e dell’armonico. Il mostro carpisce una giovane fanciulla che mostra il candido e stupendo corpo totalmente nudo, trascinandolo verso l’abisso, la stringe in un abbraccio bestiale mentre un tentacolo si insinua nel grembo indifeso, il volto della fanciulla alterato dall’orrore, a poco a poco assume una espressione di doloroso orgasmo, ecco rinnovarsi il piacere ingannevole di una prevaricazione senza tempo, una violenza fisica e psicologica che accomuna milioni di donne in tutto il mondo da tempi immemorabile e che sembra non conoscerne la fine.
Le opere di questo grande maestro non si soffermano comunque a raffigurare immagini di perfida paura, la sua sensibilità contempla anche volti di fanciulli dai folti capelli e dagli occhi neri come le olive isolane, esprimono dolcezza infinita, ma anche sofferenza per una condizione sociale d’atavica miseria. A rendere tutto soffuso di straordinaria bellezza ecco i cesti colmi di fiori, di frutta, di conchiglie rare e preziose e poi gli immensi “ficus” dalle chiome smisurate che Caruso disegna, foglia per foglia in un esercizio di sapienza tecnica e certosina pazienza.
E’ molto probabile che Bruno Caruso, in un prossimo futuro, ci regali altre immagini pervase da struggente poesia, nel frattempo godiamo delle opere che ci concede questa mostra, conservandone le sensazioni e le emozioni a guisa di un prezioso regalo da custodire per sempre. articolo del 20.2.09 siciliainformazioni