- DIECI ARTISTI CONTRO LA VIOLENZA.
Ancora una volta la violenza è divenuta protagonista, una violenza abietta che coinvolge indifferentemente giovani vite, la natura e lo sport. Come nel 1988 anche quest’anno l’Istituto Professionale di Stato per il Commercio “Luigi Einaudi” ha voluto porre in risalto un male strisciante e subdolo che contagia il mondo in un crescendo di paura e di impotenza.
Dieci artisti, Aurelio Caruso, Enza Careri, Nino Bruno, Angelo Denaro, Beatrice Feo, Manlio Giannici, Antonio Liberto, Vittorio Silvestri, Giusto Sucato, Giuseppe Uzzaco hanno dato vita, sotto la guida artistica della Galleria d’Arte “Studio ‘71”, ad una estemporanea che nell’intento dei pittori, peraltro riuscito, ha voluto esorcizzare nell’odore acre dei colori, un fenomeno che ogni giorno assume sempre, più le dimensioni di una vera tragedia.
Quotidianamente gli organi di informazione sommergono le coscienze con atti e fatti disumani protagoniste giovani vite spezzate o ferite nell’intimo, lasciando un segno indelebile nelle vittime ed in tutti coloro, e sono ancora tanti, che condannano ogni forma di prevaricazione, agognando un mondo nel quale i valori morali prevalgono sul sopruso.
Abbiamo assistito alla “fatica” dei pittori che hanno profuso tutta la loro esperienza ed ispirazione (fisicamente ed idealmente riuniti nei locali della scuola) ed abbiamo ammirato questi artisti che hanno capito di personificare un esempio ed uno stimolo per i numerosi alunni dell’Istituto Luigi Einaudi che li hanno attorniati chiedendo spiegazioni, non solo tecniche, sulle varie opere realizzate.
La manifestazione ha raggiunto lo scopo che si era prefissa; sensibilizzare tutti, ed in particolar modo i giovani, su di un problema doloroso e lontano ancora dall’essere risolto, ma che nell’amore verso il prossimo trova un deterrente che al fine renderà reale quello che fine ad oggi rimane, purtroppo, solo una meta agognata, intravista come un folgorante miraggio che, raggiunto, si dissolve lasciando un vuoto tanto doloroso quanto incolmabile, una ferita che può essere lenita, per ora, solo con la speranza.
PALERMO, Rivista mensile della Provincia – settembre 1989