- MIMMO GUADAGNA, SONDANDO IL SUO MONDO SEGRETO.
Ogni qual volta mi si propongono, per la prima volta le opere di un’artista, la mia reazione esula dalle mie conoscenze artistiche per concentrarmi su di uno aspetto sentimentale, gelosamente intimo del pittore, un tentativo, me ne rendo conto solo in seguito, assolutamente irragionevole e, purtroppo irrealizzabile.
Eppure sono convinto che quando Mimmo si accinge a realizzare una nuova opera, attinge innanzi tutto, forse inconsciamente, a ciò che di più segreto racchiude nella sua anima, nei ricordi sopiti della vita già trascorse da molto tempo, ed ancora più indietro a ricercare quegli attimi, fatui come meteore, che richiamano sentimenti ed esperienze vissute e provate in un’altra vita, le stesse sensazioni di pace totale accompagnate da rumori o melodie appena avvertite dentro il ventre accogliente di sua madre. In tanti anni dedicati al mondo dell’arte, non ho mai compreso se questo mio “segreto desiderio” sia un dono che mi ha offerto la natura o, molto più semplicemente, lucida follia. Cosa sia non lo comprendo io, ne potrebbe comprenderlo nessun altro, ma di una cosa sono certo, abbandonato quel breve momento nel quale la mia mente fluttua in un mondo parallelo nel quale realtà e sogno convivono, io riesco almeno a “sfiorare” i sentimenti più intimi dell’artista e se ciò mi esalta, serve anche a placare un desiderio, fino ad oggi, mai esaudito. Ecco quindi dalle mie divagazioni, scaturire il mondo, il modo artistico di Mimmo Guadagna.
Nello scrivere che il suo è un “modo” informale di esprimersi, avrei detto tutto e nulla, l’informale è una corrente artistica, ma i suoi contenuti spirituali e di pensiero travalicano le facili teorie rincorrendo mete intraviste, sognate e raffigurate in concetti racchiusi in vari colori ed in forme spesso di ardua interpretazione. Comunque affermare che la “radice” ispiratrice di Mimmo sia l’informale è evidente. Di non evidente è il suo, o i suoi messaggi. Altro discorso bisogna farlo per la tecnica adottata da Mimmo Guadagna nella realizzazione materiale delle sue opere.
I mezzi adottati dall’artista richiamano alla mia mente sistemi e mezzi tanto efficaci quanto semplici; realizza delle sagome utilizzando vario materiale e dopo averle impregnate di colore, in genere acrilico, le imprime sul supporto ottenendo una “maschera” di base, l’operazione ripetuta varie volte con l’utilizzo di vari pigmenti, va a comporre l’immagine così come voluta dall’artista; dopo questa prima fase, indispensabile a supportare l’idea finita che infonde senso e ragione all’opera, l’artista interviene sulle “incisioni” completandole con il mezzo tradizionale del pennello.
Durante questa fase che precede il magico momento dell’opera finita, traccia le sue forme, estremamente stilizzate, a volte comprensibili, altre stimolanti l’interpretazione; quello straordinario momento che la fantasia concede all’osservatore per “volere alto” insieme all’artista; per Mimmo “l’evidenza” non è certamente un difetto, ma l’estremamente evidente annulla ogni desiderio di dinamicità, una sorta di cristallizzazione dalla fantasia, da bellezza libera da vincoli visivi a reperto rinchiuso nella lucente teca di un museo.