- GIUSEPPE LA PAROLA: PITTURA COME FIABA.
Sfogliando, distrattamente, un importante quotidiano nazionale, sono stato attratto da un titolo, tanto scontato quanto significativo, riferito ad una mostra di pittura: “Natura, la dipingevano morta ma con i colori resuscitava”; nulla di più azzeccato per i dipinti di Giuseppe Lapàrola, nei quali la natura predomina, resa viva dai colori luminosi, a volte “squillanti” ma mai invadenti. Le opere di questo artista scaturiscono da visioni oniriche, quando nulla è impossibile e ogni cromia è permessa; la luce radente illumina l'insieme pittorico senza prevalenze, senza appiattirlo, sempre vario di forme e colori, mai ripetitivo, ma multiforme, frutto di una fantasia prodiga di doni fantastici. Direi anzi che la pittura di Lapàrola sembra procedere al di là della fantasia stessa, dove roteano mondi sconosciuti che proiettano caleidoscopiche luminescenze, raccolte e godute da menti esaltate da un mistero favolistico intriso di mediterraneità. La primavera infiamma di colore la natura e l’estate colma di umori i frutti dalle essenze pungenti e fragranti, come i tanti fiori ed alberi che si specchiano nel mare sereno: Lapàrola coglie questi “trionfi” esaltandoli nella vivace cromia, esibendo una realtà primigenia, privata da tutto ciò che può mortificarla, ebbra di bellezza e d’armonia. La vita artistica di Lapàrola attinge da una favola senza fine, tutto è gioioso pur nella irrealtà di alcune forme; alberi che “avvitandosi” su se stessi, “penetrano” in cieli limpidi, raggiungendo “culle” di quieta gioia, dove la tristezza non alberga, isolata e negata da una mente felice che trova ispirazione dal creato e ad esso sottrae tristezza e dissonanze. L’atmosfera favolistica però, non nasconde un'abilità pittorica che si basa su di una tecnica impeccabile ma che rifiuta risolutamente qualsiasi “debolezza” accademica, quale negazione di una libertà espressiva che gli consente di “volare” con la mente in luoghi appartenenti, come già detto, ad altri mondi, dove oggetti, proporzioni e colori non rispondono alla capziosa logica di una limitata realtà per assumere forme e positure di una fantasia senza confini, raccontata ai cuori di esseri umani disposti a farsi coinvolgere in una avventura dai risultati incerti ma che consente, intanto, di vivere in una dimensione dai profili fantastici capaci di donare quella felicità e quella armonia celata dal mondo e da gran parte dell’umanità, che ci circonda ed opprime. Quel mondo in cui ci riconosciamo e viviamo, sempre prossimi ad una fine dolorosa; ma intanto, attraverso le opere di Lapàrola ci circondiamo di un’aura di felicità che mai nessuno potrà negarci, sottrarre sì, ma intanto noi avremo vissuto (tanto? Poco?) in un mondo fantastico impensabile per tutti coloro che cercano nel materialismo più sfrenato una gioia effimera, che scomparirà al primo occultarsi di un sole che non illumina e non scalda, che illude semmai, e che non donerà mai impulsi vitali.
Claudio Alessandri, presentazione in catalogo agosto 2002