- FEDERICO II E LE POLITICHE IGIENICO-SANITARIE DELL'EPOCA. LO STUPOR MUNDI CREO' LA POLIZIA GIUDIZIARIA -
3 dicembre 2008
di
Claudio Alessandri
Federico II non trascurò nessuno degli aspetti che avevano a base quei principi sanitari che avrebbero potuto evitare ai suoi sudditi malattie estremamente contagiose e, molte volte, mortali.
In quegli anni e per molti secoli a venire, le epidemie erano flagello ciclico, provocate normalmente dalla scarsa cura dell’igiene corporale, ma anche di quella ambientale ed alimentare.
Federico II aveva cognizioni mediche, molto probabilmente apprese dai cerusici di corte, ed aveva capito che la cura del territorio e della città stessa avrebbe evitato, quelli che allora venivano considerati “miasmi pestiferi” causa principale delle epidemie. Molti secoli dopo si scoprì che a trasmettere la peste erano le pulci da topo che normalmente infestavano le stive delle navi commerciali. Le pulci contraevano la malattia dove stava imperversando il contagio, trasportandolo poi in tutta l’Europa al rientro dei viaggi.
Il colera, altra piaga micidiale che mieté milioni di vittime era causato da cibi ed acqua infetti e dalla scarsissima igiene corporale, incrementata da abitazioni anguste che ospitavano un numero sproporzionato di inquilini.
Al riguardo dei cibi deperibili, in primo luogo carne e pesce, che venivano consumati in una condizione pre putrefattiva cucinati con abbondanti spezie per nascondere l’odore, ma principalmente il sapore di quegli alimenti; l’Imperatore fece emanare delle norme di igiene da rispettare con severità.
Si rendeva conto però, che non tutti avrebbero osservato spontaneamente le ordinanze da lui volute, a questo provvide costituendo un campo di vigilanza e controllo, la “Polizia Giudiziaria”.
Oltre al mercato della carne e del pesce, fece emanare altre norme atte a regolare la mescita del vino nelle taverne, la confezione delle candele che allora e per molti anni ancora, venivano confezionate con “sebo” animale, quindi stabilì quanto di questo materiale dovesse essere impiegato per ciascun pezzo.
Per la mefiticità dell’aria, vietò la tumulazione dei morti all’interno delle mura della città, dispose che le carcasse degli animali venissero eliminate gettandole nei fiumi, ad una distanza minima di quattrocento metri dai limiti cittadini, oltre alle carcasse animali la medesima ordinanza contemplava tutto ciò che potesse ammorbare, con i suoi miasmi l’aria della città.
Dovette intervenire anche nei riguardi delle numerose concerie palermitane e siciliane in generale che usavano smaltire gli scarti di lavorazione, altamente tossici, nelle acque dei fiumi. Qualsiasi infrazione a queste disposizione, secondo il grado di gravità, comportava una pena che poteva comportare una multa o anche la prigione, seguivano la confisca dei beni, il taglio della mano, fino a giungere alla condanna a morte.
Federico II aveva intuito, se non compreso scientificamente, il contagio propagato dall’aria infetta e nelle suntuose stanze delle sue numerose dimore, bruciavano costantemente varie essenze provenienti dall’Oriente, in modo particolare l’incenso, una resina che bruciando diffondeva un profumo caratteristico, dedicato a Dio nelle chiese e ai palazzi dei nobili; i pochi che potevano permettersi l’acquisto di queste essenze, precluso al volgo per l’altissimo costo che comportavano.
Recentemente si è scoperto che l’aroma dell’incenso ha una seppur limitata, azione antisettica.
Lo “Stupor Mundi”, potente e ricchissimo, avrebbe potuto disinteressarsi delle condizioni miserrime dei suoi sudditi, come d'altronde erano usi fare i regnanti contemporanei dell’intera Europa, ma Federico non era come gli altri sovrani, egli volle rimediare alla vita grama dei suoi sudditi costretti in città sovraffollate e fatiscenti, per lo più prive di servizi igienici. E’ noto che urina e feci raccolti nei famosi “cantari” venissero svuotati del loro contenuto, versandoli dalle finestre di casa sulla pubblica via.
Queste condizioni ambientali e l’incuria igienica erano causa di tremendi contagi ed epidemie. Federico II intervenne in maniera drastica, fece emanare a Melfi le basilari norme sanitarie che comportarono mutamenti importantissimi per la convivenza civile e che segnarono una provvidenziale diminuzione dei fenomeni infettivi fra la popolazione del suo vasto regno.