- PAOLO DI PAOLO CON IL SUO QUARTO ROMANZO "UNA STORIA QUASI SOLO D'AMORE".
3 luglio 2016
di anna scorsone alessandri
Martedì 5 luglio alle ore 21 presso
Paolo Di Paolo si cimenta con una storia "quasi solo d'amore". Nel "quasi" sta il segreto di questo libro: un incontro fortunato, un dialogo d'apparenza banale, l'attrazione come possibilità di conoscenza fra due persone diversissime, dono inatteso come tutti gli incontri magici.
Si incontrano una sera di ottobre, davanti a un teatro. Lui, rientrato da Londra, insegna recitazione a un gruppo di anziani. Lei lavora in un’agenzia di viaggi. Dal fascino indecifrabile di Teresa, Nino è confuso e turbato. Starle accanto lo costringe a pensare, a farsi e a fare domande, che via, via acquisiscono altezza e spessore. Al di là dell’attrazione fisica, coglie in lei un enorme mistero, portato con semplicità e scioltezza. L’uno guarda l’altra come in uno specchio, che di entrambi riflette e scompone le scelte, le ambizioni, le inquietudini.
Ê la storia di Nino, attore poco più che ventenne post-ideologico, individualista e razionalista, poco incline a considerare valori e dignità altrui – che si tratti di idee religiose o tristi tradizioni di provincia. Si innamora di Teresa, che ha quasi dieci anni più di lui…
Sono due mondi apparentemente incompatibili, eppure, ci spiega Di Paolo, di fronte a certe malattie, come l’amore, non è dato porre argini.
Ma c’è soprattutto lo spirito del tempo, il nostro, in mezzo a una cerniera slabbrata, che da un lato chiude un secolo dallo splendore morente e dall’altro ne apre uno nascente e già opaco. La distanza tra queste due orbite, che convivono e generano attrito, è incarnata dai due protagonisti, la trentenne Teresa più radicata nelle vecchie categorie del Novecento, il ventitreenne Nino di fronte a un mare aperto, in una libertà morale senza confini.
L’incontro con Teresa, sette anni di differenza che fanno la differenza, lo mette davanti a un cumulo di domande e all’avventura dell’innamoramento. Anche Teresa, frustrata operatrice in una agenzia di viaggi, presidia un territorio in agonia, al pari del teatro, ma sublima l’insoddisfazione immaginando luoghi che forse non visiterà mai. Un trauma l’ha resa “distante, chiusa come un mistero”, ma decisa a non ripiegarsi su se stessa e a costruire rapporti etici. La sua vera identità si manifesta nell’imprevisto scenario di una chiesa. (…) La “voglia di conoscere” giunge al suo punto più alto ed esploderà in un lungo dialogo serrato, quasi una requisitoria. La dualità, all’inizio giocata su forti antitesi, si tramuta in prorompente curiosità, in reciproco magnetico esotismo, fino ad abbattere l’armatura di pregiudizi e chiusure. Per Nino la domanda, evocata fin dalla allusiva copertina, diventa: “Perché gli stava incredibilmente a cuore entrare nella sua testa?”. L’amore è una “corrente che scava l’estraneità e la trasforma in confidenza”, che avvicina due universi inconciliabili.
“Tratto in parte da una recensione di Alma Gattinoni e Giorgio Marchini”.