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- La SICILIA RITROVATA DI GIOVANNI LA COGNATA

30 gennaio 2009

di Claudio Alessandri

Da venerdì 30 gennaio è ospitata presso Palazzo Ziino, a Palermo, una personale del pittore Giovanni La Cognata, originario di Comiso. Le opere esposte sono circa sessanta e rappresentano compiutamente i vari periodi che hanno inciso maggiormente sulla produzione pittorica dell’artista. La mostra è stata realizzata grazie all’iniziativa determinante della Galleria Forni, Ars Mediterranea e A.to.Z eventi e comunicazioni, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura del comune di Palermo.

La mostra, presentata da Francesco Gallo, si intitola “Sogno della Realtà”. Molte delle opere in esposizione provengono da collezioni private e percorrono gli ultimi vent’anni della produzione artistica di La Cognata, un lasso di tempo non lunghissimo, ma sufficiente a percorrere i vari momenti di ispirazione del maestro: momenti emotivi destati, fin dai primi lavori, dall’osservazione poetica, ma estremamente coerente del mondo, natura e architettura, che gli si offrivano con dovizia di spunti dalla sua Sicilia.

Eppure, nonostante la sua evidente perizia e originalità pittorica, per emergere dal “pantano” vischioso e capzioso dell’ambiente artistico isolano La Cognata dovette, come tanti altri già prima di lui, allontanarsi dal luogo natale per recarsi a Milano dove si concentrava “l’intellighenzia” dell’Italia culturale, centro indubbiamente importante per la “diaspora” di tanti pittori, scultori, scrittori e poeti, perno economico e mercantile che garantiva sostegno finanziario e quella visibilità negata altrove.

In effetti per La Cognata giunse la notorietà e con essa il successo, eppure l’artista comprese che se voleva proseguire la sua attività, doveva abbandonare la grande metropoli - opulenta, ma dispersiva - e tornare alla sua terra d’origine. Sentiva prepotente il richiamo dei colori smaglianti delle campagne isolane, delle architetture pur splendide nella loro decadenza, l’aspetto ieratico delle bellissime donne o la “mesta” fierezza degli uomini. Doveva tornare prima che le sue fonti ispiratrici si inaridissero e decise in fretta, senza rimpianti.

Fu una decisione coraggiosa, ma determinante nel rinvigorire una poeticità che un artista ispirato come lui non poteva pretendere dalle nebbie e dal sole “malato” di Milano. Tornò quindi nella “sua” Comiso e ritrovò la gioia della vivida luce mediterranea, quella luminosità che trasforma l’azzurro del cielo in violaceo, le grandi distese di grano maturo in ricami dorati, i verdi primaverili brillano d’intensità variando dal delicato pistacchio all’intenso verde smeraldo rendendo prezioso il rosso della sulla.

Ritrovata serenità e ispirazione, realizzerà una stupenda serie di figure che andranno a impreziosire la sua già vasta produzione.

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