- LE SCULTURE DI PIETRO D'ANGELO IN MOSTRA A MONREALE. SI POTRANNO AMMIRARE ALLA GALLERIA SCIORTINO.
9 dicembre 2008
di
Claudio Alessandri
Ospite del complesso monumentale “Guglielmo II”, Galleria G. Sciortino di Monreale l’artista Pietro d’Angelo ha proposto le sue opere. La mostra dal titolo emblematico: “Pelle d’Angelo”, nulla di più attinente alle opere esposte, visivamente, chiaramente comprensibili, eppure sfuggenti come il mistero che circonda delle Entità avvertite spiritualmente, non visibili, affidate ad elaborazioni mentali troppo spesso distratte da figurazioni tratte da splendidi dipinti, opere che evidenziano colore, forma e bellezza seguendo pedissequamente le Sacre Scritture, anch’esse profeticamente rivelate, non fisicamente esplicitate, ma in un prototipo inamovibile di canoni eterni della perfezione suprema.
Le “sculture” di D’Angelo, percorrono il viale variegato delle nuove figurazioni, ricerche artisticamente erudite che abbandonati gli abituali canoni di un’arte codificata come neo classica, pop e arte povera ed altre numerose tendenze, ricerca l’armonia e la bellezza coinvolgente del corpo umano o del paesaggio bucolico o urbano, utilizzando i “rifiuti dell’opulento consumismo”, dei simboli dell’asservimento a tutto ciò che è meccanico, non ausilio, ma schiavizzazione del lavoro, o ancora, umile ferraglia recuperata e abilmente trasformata da grande manualità congiunta a fantasia e senso artistico che diviene forma, la materia inerte rivive in nuove armonie di contenuti e coerenza visiva.
Pietro D’Angelo, pur condividendo quelle stesse idee, ha ritenuto idoneo per le sue creazioni “scultoree”, l’utilizzo di oggetti comunemente reperiti senza difficoltà nei negozi specializzati, le comuni cartolerie.
Graffette, puntine da disegno dalle “testine” di vario colore e delle viti, brillanti come preziosi gioielli. Pietro assembla questi oggetti, non ci è consentito sapere il perché della sua predilezione per quegli oggetti, in forme scultoree, non informi, eleganti e coerenti, soggetti reali. Alcune richiamano reminiscenze letterarie, è il caso di “Zeno” immerso nella lettura di un libro mentre dalla sigaretta stretta tra le dita della mano destra si sprigionano le volute del fumo, altri evoluzioni circensi, altri ancora passeggiano pensosi verso mete sconosciute, divertenti come una fanciulla colta a dondolarsi felice su di una ludica altalena.
Le puntine da disegno assemblate in sovrapposizioni squamose, danno vita a volti, a corpi intenti in evoluzioni ginniche. E’ bene tornare però alle graffette, il motivo è presto detto, la maggior parte delle opere di D’Angelo e a nostro parere le più significative, sono realizzate propri con questi comuni oggetti da cartoleria, questo sensibilissimo artisti, senza l’ausilio di una preparazione grafica, da vita a piccoli moduli che, successivamente, assembla dando forma ad un soggetto definito.
Mi è grato accumunare il procedere realizzativi di D’Angelo, con quello musivo o, spingendomi nel magico mondo dell’elettronica, nei milioni di puntini colorati cha, fittamente accostati, danno vita all’immagine.
Ma perché “Pelle d’Angelo”? La pelle di un Angelo è pura immaginazione, non possiamo concepire, noi legati all’evidenza, che possa esistere un essere le cui membra non vengano contenute da un involucro, appunto la pelle. Ma gli angeli sono, per definizione, puro spirito, sappiamo della loro esistenza, ma la loro inconsistenza ci affascina e ci terrorizza come tutto ciò che non è tangibile, sottoposto alle stesse nostre leggi di esseri umani.
D’Angelo sarà stato vittima degli stessi dubbi, ma il suo essere artista gli ha permesso di frantumare ogni indugio, le sue “sculture” fatte con graffette, come gioielli filigranati, mostrano la bellezza esteriore lasciando intravedere l’assenza corporale. Ecco la soluzione secondo D’Angelo, la pelle d’angelo è incorporea ed ha il solo scopo di fare intravedere il vuoto. Non può essere raffigurato un “puro spirito” come non può essere chiuso in una gabbia un refolo di vento.