- TINA MODOTTI - PALAZZO MADAMA, TORINO.
3 maggio 2014
di anna scorsone alessandri
Ogni volta che si usano le parole ‘arte’ o ‘artista’ in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro.
Tina Modotti
Palazzo Madama di Torino rende omaggio a Tina Modotti, fotografa, modella e allieva di Edward Weston che in pochi anni superò il maestro. Arte e politica erano i due fuochi in cui bruciò la sua vita. I suoi scatti hanno sedotto Madonna. La pop star, grande fan e collezionista di donne artiste, da Frida Kahlo a Tamara De Lempicka.
L’esposizione, gode del patrocinio del Comune di Torino e la collaborazione tra
Dietro la macchina fotografica c’è Edward Weston, innamorato ed entusiasta, che ha lasciato la famiglia e il suo Paese per Tina, la sua amante, musa e assistente. Strano destino quello di questa fotografa: simbolo di una storia d’amore e d’arte che stava nascendo, dopo pochi anni avrebbe fatto il giro dei giornali scandalistici per dimostrare che Tina Modotti, comunista e nemica dello stato, era una donna dalla condotta immorale e dalla vita disordinata; una etichetta che le resterà attaccata a lungo.
Una vita fra USA, Messico, Francia, Spagna, Germania e Unione Sovietica, fu soprattutto una attivista comunista e un artista. Molte immagini della mostra sono dedicate al Messico. L’attivismo politico rese l’artista agli occhi di alcuni benpensanti dell’epoca nient’altro che “una prostituta comunista”. E gli splendidi scatti di Edward Weston che la ritraevano nuda, inclusi nella mostra di Torino, completarono con la complicità dei giornali del tempo l’opera, il ridimensionamento messa in campo contro di lei dalla politica. Fu espulsa dal Messico nel
Scatti magnifici, dei quali
Tuttavia è un sacrificio e mi addolora soltanto pensarlo, così continuo ma i risultati non mi soddisfano mai”. Mentre da New York a Cambridge mostre e riconoscimenti esaltano la sua arte, Tina Modotti vive di poco, in piccole stanze spoglie. Si batte per la causa comunista, finché caduta a Madrid nelle mani dei franchisti, fa rotta verso l’America. Ma le autorità non la lasciano sbarcare; quindi ritorna in Messico sotto falso nome dove nel gennaio del 1942 la trovano morta a quarantasei anni, in un taxi. Una fine ancora avvolta nel mistero, dove alla tesi ufficiale dell’attacco di cuore si oppone a quella dell’avvelenamento.
Di lei oggi restano i ritratti intensi, la giovane donna con una cartucciera in mano. Ma soprattutto ci sono le sue foto e le parole dell’amico Pablo Neruda, scolpite sulla sua tomba: “Tina Modotti, sorella, non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la rosa nuova. Riposa dolcemente, sorella”.
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http://www.pittorica.it/critici/recensioni_palazzomadama_torino.htm