- LETIZIA BATTAGLIA "QUALCOSA DI MIO".
29 luglio 2015
di anna scorsone alessandri
La mostra raccoglie sguardi e gesti quotidiani di donne e bambine, catturati nella crudezza del bianco e nero, in una Sicilia fuori dal tempo, eppure oggi inconfondibile. Letizia Battaglia maestra di fotografia nel 1971 lascia la Sicilia per trasferirsi a Milano come cronista, collabora prima con Le Ore e poi con Abc, settimanali anticonformisti e anticlericali molto diffusi in quegli anni, servizi di politica e scatti molto osé per l’epoca. Successivamente il direttore Vittorio Nisticò del quotidiano L’Ora, la vuole in redazione. Sono gli anni in cui il potere politico e criminale di Palermo sta cambiando, i primi cadaveri eccellenti, la guerra di mafia e Letizia arriva sempre per prima sulla scena del delitto. È testimone oculare nella Palermo più cupa, le sue foto fanno il giro del mondo.
Nominata dal Sindaco Orlando assessore comunale, con delega alla Vivibilità Urbana dice: “E’ stato il periodo più bello della fotografia, mi sentivo cittadina e quindi più che solo una fotografa. Ma io non facevo politica, io amministravo, facevo cose concrete, vedevo un angolo sporco e facevo sistemare una pianta”. Dopo la giunta “colorata” di Leoluca Orlando, l’elezione alla Regione Siciliana: è stata una “Esperienza inutile, non facevo niente, non mi facevano sapere niente”. La fotografia di Letizia Battaglia è la ricerca analitica verso di sé, strumento di ‘salvezza e verità’, come dice lei. Ha ritratto luoghi, omicidi di mafia, ma in questa selezione di immagini l’obiettivo oltrepassa il dato di cronaca per diventare qualcosa di personale, quello che lei stessa definisce ‘qualcosa di mio’.
Scrive Alberto Stabile nel suo testo: “In quella Palermo che Letizia Battaglia ha fotografato nell’arco di tempo che va dalla metà degli anni ’70 alla fine degli anni ’80, di quella catena che ha immobilizzato la città alla logica della violenza e del malaffare, salvo rare eccezioni, le donne rappresentavano l’anello più debole. Donne inchiodate ad un ruolo primordiale, come le “spose bambine”, di cui parlava in quegli anni Mario Farinella in una sua memorabile inchiesta sui quartieri poveri. Donne tuttofare. Donne cui è negato il sorriso, il giuoco, la felicità. Soprattutto l’attenzione per l’infanzia, quello stato di purezza fragilissimo, e per questo temporaneo, nella carriera di Letizia Battaglia funziona come contraltare, o redenzione, al tanto, troppo dolore impresso negli scatti che l’hanno accompagnata negli anni di piombo a Palermo. Quella Palermo che lei stessa sente malata, e con cui ha intessuto un lunghissimo rapporto di “rabbia e dolcissima disperazione”.
Letizia Battaglia, fotografa, fotoreporter e politica italiana si trova a documentare l’inizio degli anni di piombo della sua città, scattando foto dei delitti di mafia per comunicare alle coscienze la misura di quelle atrocità. Suoi sono gli scatti all’Hotel Zagarella che ritraevano gli esattori Salvo insieme ad Andreotti e che furono acquisiti agli atti per il processo. Le stragi di Falcone e Borsellino e poi Padre Puglisi. Decide di non fotografare più morti e parte nel 2003 per Parigi delusa per il cambiamento del clima sociale e per il senso di emarginazione da cui si sentiva circondata, cade in depressione passa le sue giornate al tavolino di un caffè parigino senza parlare, senza bere sola in grande solitudine. Le arrivano i premi più prestigiosi dalla Francia, dalla Germania, da Londra. È la prima donna europea a vincere negli Stati Uniti la borsa Eugene Smith. Torna a Palermo perché Letizia è impastata con Palermo, la ama e la patisce, prova rabbia ma non può farne a meno.
Letizia Battaglia quest’anno ha compiuto ottanta anni e moltissimi attestati sono giunti da tutto il mondo confermandola come la più importante fotografa siciliana contemporanea.
Oggi vive con le figlie, fa la nonna e si diverte a fotografare le bambine. “Adesso mi sento forte nella testa e nelle mie idee, ho avuto tanto e non voglio più nulla”…
La mostra, organizzata come evento espositivo all’interno di FavignanaIncontri 2015, a cura di Alberto Stabile, è realizzata in collaborazione con il Museo Civico di Castelbuono (PA), dove sarà esposta a dicembre 2015.
Letizia Battaglia: “Qualcosa di mio”
Dal 30 luglio al 31 agosto 2015 - Ex stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica – Via Amendola, 1 Favignana (TP).
.