Nell’interminabile e sterile diatriba fra modernismo e classicismo, in un'affannosa ricerca dalle conclusioni mai definitive, si inserisce Floriano Bodini con le sue creazioni in bilico tra uno stile e l’altro, in un fantastico ed armonico rielaborare ciò che del classico è più evidente, la purezza e l’armonia, dilatando queste caratteristiche in forme e sembianze che sembrano volere travalicare la realtà, alla ricerca dei suoi segreti più intimi, dove bellezza e mostruosità, dolore e gioia albergano in un contraddittorio connubio che, solo apparentemente, è negato da ciò che la vita di ogni giorno ci offre attraverso le immagini di uno specchio deformante.
In Bodini pare convivino due anime, due modi di accostarsi alla realtà e nessuno dei due ha sopravvento sull’altro: le sue sculture interpretano il reale con estrema chiarezza, per poi mutarsi in forma e contenuto nell’esaltazione di un plasticismo che affascina e turba come solo può fare ciò che si insinua nell’anima inducendo dubbi e paure dove, poco prima, regnavano solo apparenti certezze.
Per le sculture di Bodini il “bello” assoluto non ha più alcun senso, esse si impongono per validità espressiva, non statica contemplazione quindi, ma sofferta ricerca di una verità che sfugge ai normali canoni di una esistenza banale e che invece penetra profondamente l’animo di tutti coloro che sono disposti ad accettare il rischio di un'avventura dai risultati tanto esaltanti quanto incerti.