- FRANCESCO CARBONE COME LO RICORDO
14 luglio 2010
di
Claudio Alessandri
FRANCESCO CARBONE COME LO RICORDO
Francesco ci ha lasciati, si è allontanato dal mondo, con passo impercettibile dopo un saluto sussurrato, come era suo solito, per non disturbare. Era fatto così, poco importava se venisse e viene ancora, considerato uno dei più grandi Critici d’Arte mondiali. Nel suo peregrinare infaticabile per le vie imprevedibili del globo, ebbe la ventura di incontrare i personaggi più diversi, artisti osannati, politici carismatici, avventurieri, poeti e da tutti trasse interviste memorabili riuscendo a denudare in ciascuno di loro, l’intimo più segreto della ritrosia per la verità.
Io Francesco, purtroppo iniziai a frequentarlo assiduamente quando il suo corpo, fiaccato da mille sventure, aveva designato suo erede vitale e combattivo, il suo genio, la sua mente non subì flessioni fino all’ultimo respiro che giungeva pietoso a dargli quella quiete che anelò tanto, ma che gli fu negata in vita.
Ci incontravamo spesso presso una Galleria d’Arte di Palermo, generalmente nel tardo pomeriggio, quando lo “spirito” nostalgico del tramonto, si impossessa della mente sgombra da ogni pensiero, si apre alla conversazione intima, pronta a confessare fatti e misfatti di una intera vita, quello era il “momento magico” che batteva dall’orologio di una esistenza parallela, quando diviene pressante il desiderio di confessare quello che per anni è rimasto racchiuso nello scrigno segreto, sepolto nei misteriosi meandri della nostra mente.
Quello era il momento di estraniarsi dai banali rumori che giungevano dalla vie e tendere l’orecchio al narrare di Francesco, bisognava esercitare uno sforzo notevole per cogliere le sue parole, perché il suo tono di voce era sommesso e mentre narrava di esperienze fantastiche, il suo volto, divenuto adesso estremamente espressivo, faceva notare ancor più il suo sguardo fisso in un punto indefinito del tetto della stanza, capivo che in quei momenti il suo narrare era un fatto secondario, rispetto alla visione nitida, che coglieva con lo sguardo, dei luoghi e dei personaggi conosciuti molti anni addietro e che adesso, non più negati dal mondo imperscrutabile della umana pudicizia rivivevano illuminando il suo volto di una luce vibrante di dolcissima mestizia.
Poi il male ebbe il sopravvento, i nostri incontri si diradarono fino ad interrompersi del tutto, la morte, il dolore per così grande perdita ed il rimpianto nel dubbio che molti degli avvenimenti occorsigli erano rimasti inespressi, racchiusi per sempre nel silenzio di un mistero immenso.