Il titolo di questa iniziativa artistica curata da Elisa Acanfora, si ispira ad una espressione, fra meraviglia e poetica, inserita in un racconto breve scritto dal regista Ermanno Olmi, colpito nei suoi più segreti sentimenti avendo scoperto un tesoro stupendo disperso, in città e luoghi segreti per tutto il territorio della Basilicata ed i suoi, non meglio identificati, confini.
Olmi nel visitare la città di Altamura, poco distante dalla più nota Matera, fu colpito emotivamente nello scoprire i tesori di umanità e della grande civiltà che affondavano salde radici nelle tradizioni di un popolo antichissimo che, popolando una regione discosta dai grandi traffici nazionali, ha finito per assumere delle caratteristiche del tutto personali, pur scontando il privilegio della sua originalità assumendo la caratteristica di quella “marginalità” che suggerì al grande regista l’espressione di: “Italia defilata”.
Una definizione che se da l’idea di un mondo reso marginale dalla particolare posizione geografica, assume una tonalità accusatoria per tutti coloro che pur possedendo dei tesori inestimabili di civiltà e di arte, mostrando una cecità patologica, hanno lasciato, supponiamo anche per supina indifferenza, che tutto, arte, storia e tradizioni, rimanesse celato a tutti coloro e sarebbero tanti, che a quei valori vorrebbero partecipare per gioirne e divulgarle al modo intero.
Una realtà fortemente radicata, ma volutamente sottratta, dagli artisti locali, agli altri operatori dell’arte che lavorando nelle grandi città, Roma, Firenze e Napoli, dovettero sottomettersi al volere della committenza e pertanto produrre opere certamente splendide, ma che risentivano dei desideri, non sempre confacenti con l’idea dell’artista, ma che doveva acconsentire pressato da motivi economici, l’entità dei quali dipendeva anche da quei laccioli che non consentivano all’artista un respiro profondo, libero nell’espressione e nella figurazione.
Gli artisti della Basilicata godettero di un mecenatismo che non condizionò la produzione artistica che ebbe particolare sviluppo nel periodo che andò dal “tardo barocco” al secolo dei “Lumi”, dando una visione libera da convenzioni e, pertanto, essenzialmente originale.
Le opere in mostra sono 49, molte sottoposte ad un recente restauro, ancora alcuni capolavori prodotti da artisti fortemente influenzati da Luca Giordano e Francesco Solimena, fra questi certamente da citare Francesco De Mura, uno dei massimi esponenti della Scuola Napoletana, questi artisti permearono profondamente lo spirito creativo dei pittori lucani, rappresentanti della cultura figurativa di quella regione.
Fra le opere esposte, particolarmente preziose, figurano due dipinti di Gaspare Traversi, rispettivamente:”Il suonatore di mandola e il Ragazzo con fiasco di vino e bicchiere”.
La mostra annovera anche opere di Abraham Brueghel (pronipote di Peter Brueghel il Vecchio), come è noto, uno dei massimi esponenti del Barocco Napoletano.
Il settore dedicato all’arte plastica ospita tre sculture lignee opera di Giacomo Colombo, opere attentamente selezionate per rappresentare questa particolare produzione artistica regionale. La produzione scultorea di scuola napoletana, ma prodotta per la Basilicata, viene completata dalle opere di artisti pugliesi operanti in Lucania, e per finire, come è giusto che sia, una grande sorpresa, le opere degli scultori originari della Lucania, tra queste emerge il simulacro della Immacolata eseguita da Donato Fortunato.
Quasi tutte le opere esposte hanno il crisma dell’autenticità, particolare non trascurabile che permetterà agli studiosi dell’arte di disporre, per il futuro, di “pietre di paragone” ineccepibili.
La mostra è visitabile fino al 5.9.2010 presso Palazzo Medici Riccardi – Via Camillo Benso Conte Di Cavour 3, Firenze.