La Galleria d’Arte Giuseppe Alcamo, di Palermo ospita in questi giorni una personale dell’artista Luciano Pasquini.
Nelle sue splendide, commuoventi realizzazioni si esalta una visione sognata e traslata nel reale, di una Toscana incantata, l’onirico è rivelato nei colori squillanti e a volte immaginati da una tavolozza varia, ricca di preziosi suggerimenti che creano illusione di cromatismi eleganti, piacevoli allo sguardo, al servizio di paesaggi rurali e di agglomerati abitativi che variano dal giallo sfumato, all’arancio, al nero e al viola che possono raffigurare casolari sperduti nel silenzio della campagna oppure in nuclei di case che, solo la sapiente mano di Alcamo, permette di distinguere nell’insieme di un “paravento” multicolore.
Più osserviamo i dipinti esposti in questa mostra dal tono raffinato, e più ci rafforziamo nella convinzione che la vera espressione artistica di questa rassegna è la Toscana nel suo insieme e Luciano Pasquini è il suo narratore. Le dolci colline punteggiate da casolari, apparentemente silenti, i borghi antichi che ricordano all’osservatore distratto il lavoro nei campi, testimoni di una civiltà, oggi purtroppo obliata, mutata in mostruose ciminiere fumanti e dispensatrici di fatali veleni, i gialli cespugli di ginestre in prossimità del mare a coglierne il respiro che profuma di mistero, le scogliere che precipitano, a volte ripide, a volte in dolce declivio nel mare spumoso, su spiagge ridenti, e nella lontananza, di orizzonti che non limitano lo sguardo, ma invitano all’immaginazione di altre terre, forse vicine, forse lontane, è evidente il richiamo alla scoperta, all’avventura dell’immaginare.
La tecnica pittorica di Pasquini è totalmente asservita alla rappresentazione, alla ricerca del fantastico nel bello, i colori si muovono “scivolando” sul supporto, quasi mai uniformi, si incontrano con altri pigmenti, si sovrappongono raramente, si amalgamano, semmai sfumano in velature preziose ad esaltare l’insieme creativo.
Vorrei dire che quella di Luciano Pasquini è una tecnica “inventata” appositamente per potere rendere compiutamente lo splendore di una natura che è essa stessa “composizione artistica”, tanto più bella e preziosa perché è la natura stessa che la crea: da sempre il paesaggio toscano è “pura armonia”, quindi estremamente difficile superare in armonia e splendore da un dipinto, ma Pasquini riesce in questa impresa e, ne sono certo, potrebbe trarre la stessa armonia e bellezza da qualsiasi luogo italiano, la Toscana è la sua Musa, e è giusto che sia così, ma tutta l’Italia è uno spettacolo naturale, Pasquini non avrebbe alcuna difficoltà a trasferire il suo sapere pittorico e romantico in qualsiasi regione italiana, salvandone il ricordo, prima che l’uomo con il suo intervento disgregante non provochi dei disastri irrimediabili, per la natura e l’umanità intera.