Del grande artista Renato Guttuso, bagherese, romano, milanese di Velate, si è gia scritto tanto e tanto ancora si scriverà, incentrando ogni considerazione sulle caratteristiche peculiari o inventate dell’artista. Ma dell’uomo, delle sue specifiche originalità caratteriali si è scritto altrettanto, molto spesso ponendo in evidenza un Guttuso umorale, attratto irresistibilmente dal “profumo” femminino, una specie di satiro dei nostri tempi, frequentatore dei salotti famosi, corteggiato per la sua arte inimitabile, sfruttato ignobilmente dai suoi stessi “paesani” che trovandosi a Roma per diletto o per commercio, non mancavano mai di fare una visita all’amico Renato.
Affabile e generoso con tutti, non rifiutava mai di schizzare, a gentile richiesta, qualche figura femminile, oppure un paesaggio, insomma ciò che in quel momento gli frullava per la mente, l’amico gli ricordava di apporre la firma, era certo che Renato l’avrebbe fatto, ma sai com’è, una distrazione del momento, non una dimenticanza, per carità, Renato era lucidissimo ne sapevano qualche cosa loro che lo avevano visto crescere o, addirittura, erano cresciuti con lui; poi un saluto,… si, va bene, gli avrebbero salutato Bagheria, anche se il Maestro non si era sognato di fare quella richiesta, poi via a prendere il treno, felici per la “china” che avevano riposto nella valigia fra i vestiti perché non si sciupasse, regolarmente firmata.
Quanto amore per Renato, quanto trasporto per quell’uomo che aveva resa famosa Bagheria nel mondo, con la sua arte. Poi di gran carriera a fare vedere quel disegno a chi sapevano loro, grande intenditore ed estimatore di Guttuso. Esclamazioni di ammirazione, ah se quel disegno l’avesse avuto lui avrebbe saputo che farne, non sarebbe finito certamente appeso ad un muro scrostato di un brutto salotto di una casa da contadino.
Era un ritornello che molti “grandi amici “ di Renato conoscevano da poterlo ripetere a memoria, l’esperto proseguiva nelle sue considerazioni sociali culturali e finiva invariabilmente che quel disegno passasse di mano, “all’indegno” finiva in tasca un discreto gruzzoletto e l’esperto lo vendeva, a sua volta, al proprietario di un “salotto degno” di quell’opera guttusiana, in cambio di una somma cento volte superiore a quella pagata allo “indegno”.
Questa “emorragia” di “regali” cessò quando il mercante di Guttuso gli proibì tassativamente di fare altri “omaggi” per non compromettere il suo mercato ufficiale. Quello che conosciamo tutti noi è quindi un Guttuso da “gossip” che lo divenne anche, e senza alcun riguardi, nel tempo della sua dolorosa malattia e non si concluse nemmeno con la sua morte.
Ben venga quindi il libro biografico di Renato Guttuso, scritto dalla Professoressa Maria Antonietta Spadaro, pubblicato recentemente nella collana “Siciliani” per i tipi dell’editore Flaccovio di Palermo. Questa biografia giunge a fare giustizia di tutti i luoghi comuni che, ancora oggi, si raccontano sulla vita del grande artista bagherese. La vita di Guttuso non fu certamente piatta e lineare come quella di qualsiasi altro mortale, e la Professoressa Spadaro nello scrivere la prefazione al suo libro su Guttuso costruisce, mattone su mattone, un monumento colossale.
Pregi e difetti, contraddizioni politiche spettacolari, condizionato dal ventennio fascista abbracciò con convinzione quella ideologia , ma con eguale convinzione aderì con entusiasmo alla Resistenza, si sentì offeso dalla miseria del popolo detto “minuto”, aderì quindi al Comunismo perché si facesse giustizia sociale, di contro non disdegnò i salotti dei potenti che lo accolsero con favore, esibendolo come un loro esclusivo privilegio, sapeva rendersi simpatico, squisito conversatore. Fu pittore, grafico, illustratore, scenografo, scrittore e critico d’arte, nell’esecuzione pittorica fu realista, espressionista, postcubista, citazionista, iperrealista.
Renato Guttuso che era nato a Bagheria(PA) nel 1911, morì a Roma nel 1987, la sua non fu la luminosità fioca di un tramonto autunnale, ma la luce vivida del sole della sua Terra, che fulmina costantemente ogni cosa e spesso si espresse con la forza creativa di lampi geniali; può sembrare eccessivo un gravame tanto pesante sulle spalle di un solo uomo, ma non bisogna dimenticare mai che quell’uomo era ed è Renato Guttuso.
articolo pubblicato su italiainformazioni (libriamo)
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