Bartolomeo Conciauro e la carta, un binomio che evidenzia con chiarezza il pensiero artistico e la funzione, non disgiunta, tra oggetto-supporto e mezzo artistico, una idea che nasce dalla ispirazione e trova fantastica comunione tra due elementi che si completano dando vita all’idea e al messaggio in essa contenuto.
Parliamo di carta e immaginiamo un banale foglio, frutto di una lavorazione industriale, non potremmo mai raggiungere le conclusioni che esprimono idee, originalità, nuove soluzioni di fare arte abbandonando i normali canoni ispirati da teorizzazioni scolastiche che, in parte, “guidano” la fantasia su dei binari resi corrosi dall’uso indiscriminato di un tempo infinito e ancora non concluso.
La carta utilizzata da Bartolomeo, nasce assecondando le possibilità insite in un mezzo che dalla natura, il lino, trae l’elemento base dal quale la sapiente manualità artigiana trasforma in un insieme consistente, compatto, e il caso, solo il caso stratifica in una superficie imperfetta, grezza, assolutamente diversa dalla levigatezza di un prodotto industriale adatto e per questo nato, alla scrittura, un utile, ma certamente non artistico valore visivo, forse letterario, ma solo un banale mezzo e null’altro.
Bartolomeo si compiace di quei fogli rugosi, così come li ha voluti “la sorte”, vede in essi un’opera d’arte già compiuta, supporto e nel contempo creazione, ma che l’artista gli conferisce valore misterico con l’inserimento di oggetti che non alterano il candore cartaceo, ma “scrivono” storie che hanno un senso, un valore simbolico che si “oscura” alla facile comprensione. Per l’osservatore di queste opere si pone una sfida, un giuoco stimolante e nel contempo sfuggente in un continuo alternarsi di luci e di ombre, di soluzioni sperate, fallaci, prossime alla verità, una soluzione riposta nell’originale desiderio artistico di Bartolomeo che nel realizzare quelle opere ha dovuto spezzare il filo che lega e collega l’arte visiva a quella concettuale, un taglio netto che ha allontanato una visione agevole dal pensiero, l’elaborazione della realtà asservita al volere della mente, di ciò che è più segreto dell’intelletto umano.
Il titolo della mostra “caducità” può assumere due significati, la fragilità del supporto cartaceo che è di per se destinato ad una vita breve, fatua, tragicamente esposto agli insulti del tempo e a quelli dell’uomo che, propenso a tesaurizzare ciò che ha contenuto prezioso, distrugge ciò che, secondo la propria cecità, trascura e abbandona perché senza un valore intrinseco. Oppure, ed è questo il significato che noi prediligiamo, la fragilità dei messaggi trasmessi con collanti, resine, oggetti vari e misteriosi, forme riconoscibili incise nella superficie della carta, tutto scaturisce dal pensiero di Conciauro, ma è un pensiero che nasce dai suoi sentimenti più profondi, dolore, speranza e gioia ritrovata, hanno accoglienza in quei simboli adagiati su di un candido giaciglio e li rimarranno fin quando vorrà Bartolomeo, forse destinati ad essere sostituiti da altri messaggi simbolici, oppure da realtà evidenti. Basta attendere e pazientare, i “momenti” di un artista sono diversi dai nostri, in noi camminano con fatica lungo percorsi banali, quelli di un artista volano alti in cieli splendenti, a noi preclusi.
La mostra sarà inaugurata domenica 12 settembre alle ore 18,00 presso lo Studio d’Arte “IL COMIGNOLO”, via del Casale 55/56 Sasso Barisano – Matera ed è visitabile fino al 23 settembre 2010, orari tutti i giorni dalle 16,30 alle 20,30.
articolo pubblicato su italiainformazioni e siciliainformazioni
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