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- RECENSIONI SU FEDERICO II DI SVEVIA


GIORNALE DI SICILIA - 29 Agosto 2006

Claudio Alessandri narra le leggendarie gesta dell'imperatore che più di tutti amò l'isola
 
LO "STUPOR MUNDI" DI FEDERICO II, RE DI SICILIA
 

"Stupor mundi" è la definizione più nota di  Federico II. Allo storico lo "stupor" interessa moto meno dei documenti, soprattutto quando non si tratta soltanto di un segno di ammirazione ma della patina leggendaria che i secoli hanno deposto sulla realtà. Anche su questo mette l'accento Francesco Renda nella prefazione a un libro graficamente ben curato di Claudio Alessandri, Federico II di Svevia, imperatore e re di Sicilia, pubblicato da Nuova Ipsa. Le iperboli sull'imperatore, del resto, non sono opera soltanto di ammiratori postumi ma anche dei contemporanei e persino dello stesso Federico, che si autocelebrò paragonando la sua città natale, Jesi, a una nuova Betlemme. Del rischio di scivolare innavvertitamente sul terreno della leggenda è consapevole lo stesso Alessandri, che probabilmente resta impigliato nel fascino del personaggio e tuttavia ne prende le distanze costeggiando in ogni pagina della sua biografia i dati, le date e ogni altro riferimento in odore di concretezza. È vero che il libro a volte si apre a una dimensione evocativa e narrativa, come a sottolineare le suggestioni che la figura di Federico II può ispirare, ma il giudizio conclusivo su un uomo figlio del suo tempo e capace di crudeltà Alessandri dimostra di avere tenuto i piedi per terra, anzi in archivio. Tutto è in una prosa di assoluta semplicità e si avvale, oltre che della riproduzione di tre opere di Bruno Caruso e di alcuni disegni dell'autore, dei contributi di Viviana Amari, Federico Messana e Salvo Zarcone, autori di un capitolo ciascuno rispettivamente sul Tiraz (ricamo prezioso su manufatti di seta), sulla costituzione di Melfi e sulla cultura della corte federiciana.  
GIAMPIERO CINQUE

Claudio Alessandri


 
 



 

 

 REPUBBLICA 14 LUGLIO 2006 pagina 10 sezione Palermo

Leggo su "La Repubblica" del 5 luglio un interessantissimo articolo nel quale Amelia Crisantino presenta il libro "Federico II di Svevia" scritto da Claudio Alessandri. Nell' articolo si legge, tra l' altro, «ormai era (Costanza) così avanti negli anni che molti non credevano alla gravidanza, nella sua Cronica il Villani racconta come in Sicilia e per tutto il reame di Puglia si sospettava che fosse grossa solo perché vecchia e lei, sorpresa dalle doglie mentre tornava dalla Germania a Palermo dove il marito era stato appena incoronato nella Cattedrale, fece allestire un padiglione nella piazza di Jesi e attraverso un bando comunicò che il suo parto sarebbe stato pubblico. Così molte donne andarono, per controllare coi loro occhi: e cessò il sospetto». In un altro articolo di Tiziana Lenzo, su "La Repubblica" del 7 luglio, il professore Alfredo Salerno, ordinario di patologia generale all' Università (è stato componente dell' équipe che nel 1999 aprì il sarcofago di Federico per tentare di ricostruire il Dna dell' imperatore), sostiene la tesi, frutto di ricostruzioni storiche e mediche, che Federico II non sarebbe stato figlio di Costanza d' Altavilla. Il sospetto affonda le sue radici nel 1229, quando Salimbene de Adam nella sua opera "Cronica" afferma in maniera esplicita che Federico non era figlio di Costanza e cita le modalità del parto avvenuto nel 1194 a Jesi dentro una grande tenda nella piazza del mercato, una messinscena per dissipare i dubbi esistenti sulla veridicità della gravidanza annunciata da Costanza, all' epoca quarantenne e rimasta incinta dopo otto anni di matrimonio. Desidero chiedere allo scrittore Claudio Alessandri: è fondato il "sospetto" sulla maternità di Costanza d' Altavilla? Chi è, allora, la "vera" madre di Federico II? 
- MASSIMO PULEO

FEDERICO UN EROE IRREQUIETO
Re
pubblica — 05 luglio 2006   pagina 10   sezione: PALERMO

Scrivere la biografia di Federico II, imperatore e re di Sicilia, è impresa ardua trattandosi di personaggio controverso che da secoli attira le attenzioni degli storici. Ma un libro divulgativo come questo "Federico II di Svevia" scritto da Claudio Alessandri (Nuova Ipsa editore) non era ancora stato tentato, anche se il tema è fra i più romanzeschi e si piazza benissimo in una lista di potenziali best seller. Federico è personaggio affascinante, è come un nodo in cui il suo tempo converge e poi si riapre. Contraddittorio per molti versi, ha lasciato ai posteri materiale tanto vario da autorizzare giudizi radicalmente differenti: ad esempio, è lo stesso re che sente il fascino della civiltà araba e intrattiene filosofiche corrispondenze coi saggi orientali, ma che in Sicilia combatte i musulmani e ne deporta i sopravvissuti a Lucera. Il mito di Federico origina ancor prima della sua nascita, i simboli si accumulano sul suo destino. Discende dai normanni e dalla stirpe dell' imperatore Barbarossa, figlio di quella Costanza cantata da Dante nella "Divina Commedia" che per il suo matrimonio da celebrare a Milano il 27 gennaio 1186 partì da Palermo con un seguito di 150 tra asini e muli carichi di gioielli, sete, pellicce. Si decideva l' assetto di parte dell' Europa, e di mezzo c' era il papa che sentiva i suoi domini chiusi in una morsa. Le lotte furono continue. Federico nasce dopo nove anni di matrimonio infecondo, sua madre ha 40 anni e per i canoni dell' epoca è una donna anziana. L' estenuante attesa della sua nascita era stata affollata da maghi e indovini, colmata da profezie che terrorizzavano il popolo. Il più famoso tra i vaticini era stato pronunciato da Gioacchino da Fiore, su Costanza fecondata a sua insaputa dal demonio e destinata a diventare madre del futuro dominatore del mondo che però era anche l' Anticristo, assieme fiaccola e fuoco incendiario. Fra l' altro, una leggenda sosteneva che l' Anticristo sarebbe nato da una vecchia monaca e Costanza aveva trascorso parte della giovinezza in convento; ormai era così avanti negli anni che molti non credevano alla gravidanza, nella sua "Cronica" il Villani racconta come in Sicilia e per tutto il reame di Puglia si sospettava che fosse grossa solo perché vecchia e lei, sorpresa dalle doglie mentre tornava dalla Germania a Palermo dove il marito era stato appena incoronato nella Cattedrale, fece allestire un padiglione nella piazza di Jesi e attraverso un bando comunicò che il suo parto sarebbe stato pubblico. Così molte donne andarono, per controllare coi loro occhi: e «cessò il sospetto». Solo pochi anni, e Federico resta orfano di entrambi i genitori. Con una decisione molto accorta sua madre lo ha affidato alla tutela di papa Innocenzo III, ma è un bimbo e sembra un ostaggio. Resta in vita perché è prezioso nell' equilibrio delle lotte, impara subito a badare a se stesso. Il papa osserva che, dovendo esporre le sue frequenti lamentele, era diventato eloquente ad un' età in cui gli altri bambini ancora balbettano. La vita di Federico non poteva che essere un continuo combattimento, contro nemici di ogni sorta. Ma lui è anche un intellettuale guidato da grande curiosità, alla sua corte vengono tradotte le opere di Aristotele e diffuse i più importanti trattati scientifici del mondo antico e di quello musulmano, intorno al trono si raccoglie una famosa scuola poetica e a questo punto è lo sfondo che prevale sui personaggi ed è la Sicilia, che allora stava vivendo il suo momento magico per sempre rimpianto, ad imporsi. Federico era cresciuto a Palermo, nella vastità di un Palazzo reale che era anche officina per la creazione di uno splendido artigianato artistico. Quella di Federico è una Sicilia che poteva prendere diverse direzioni, niente lasciava presagire il lunghissimo declino che poi sarebbe seguito. Allora era una terra in anticipo sui tempi, dove le donne erano tutelate al punto che uno stupratore era passibile di pena di morte e il matrimonio riparatore, catalogato come "antiqua consuetudine" era vietato. Quanto alla sanità, nella sua Ordinanza medicinale del 1240 il saggio imperatore predisponeva una sorta di pubblico tariffario per evitare le speculazioni derivanti da possibili monopoli, e a costare di più erano i medicinali che più a lungo restavano attivi. La professione di medico e quella di farmacista erano separate per evitare conflitti di interesse, all' articolo 46 si può leggere "il medico non si assocerà con farmacisti, né avrà egli stesso una sua bottega". Precetti molto più deontologici di quelli recentemente applicati in Sicilia. - AMELIA CRISANTINO

articolo di repubblica del 5.7.2006


 
LA SICILIA - 21 Febbraio 2006
 

IL LIBRO
 
Claudio Alessandri racconta Federico II
Di Federico II, imperatore e re di Sicilia, si è scritto tanto e, da un'epoca all'altra, sono mutate le interpretazioni date al suo operare e alla sua figura. Ce lo ricorda lo storico Francesco Renda nella prefazione al volume che Claudio Alessandri ha dedicato al monarca svevo. Che fu svevo e siciliano al tempo stesso e che amò più di ogni regione da lui posseduta la Puglia, dove costruì i suoi magnifici castelli, primo fra tutti il Castel del Monte.
Federico riunì la parte insulare a quella peninsulare del suo regno italiano sotto l'unico nome di Sicilia, dove trascorse la sua fanciullezza in condizioni molto precarie. In seguitp visità l'isola solo due volte per poi finirvi sepolto, nel famoso sarcofago di porfido rosso, che possiamo ammirare nella Cattedrale di Palermo.
Alessandri nella sua biografia, che sia avvale delle belle illustrazioni di Bruno Caruso - alcune sono anche dello stesso autore-, ed è pubblicata dalla casa editrice Nuova Ipsa, ripercorre tutte le tappe della vita dell'imperatore,
inquadrandola nel contesto storico e familiare nel quale visse. Era figlio, si sa, di Enrico Vi di Svevia e di Costanza d'Altavilla, ultima erede della dinastia normanna di Sicilia. Dominò la scena politica e sociale del suo tempo.
L'interesse della ricerca di Alessandri sta nel tentativo di ricostruire la dimensione di vita materiale di Federico e della sua corte. L'autore inoltre ci narra le predizioni e le leggende sorte intorno a lui. Fra tutte ricordiamo una variante della storia di Colapesce, scomparso dietro alla collana nel mare di Scilla. Un lavoro interessante, insomma, prezioso sotto molti aspetti e molto articolato. Frutto di un'accurata ed attenta ricerca, con l'obiettivo di inquadrare, nella giusta dimensione, non solo il percorso del protagonista, ma anche il contesto della vicenda di Federico II.
In appendice le storie di Manfredi e Corradino, il tramonto della dinastia sveva. Da segnalare i contributi di Viviana Amari, Federico Messana e Salvo Zarcone. Il volume di Claudio Alessandri sarà presentato questo pomeriggio alla Fondazione Chiazzese.
 
L.OD

 
 
 

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