- HANS HARTUNG, L'OEUVRE ULTIME - IN MOSTRA I DIPINTI DEL PITTORE TEDESCO
1 agosto 2009
di
Claudio Alessandri
Ho avuto l’immensa fortuna, molti anni addietro, di visitare una mostra grandiosa di dipinti di Hans Hartung, esposti nello splendido museo d’arte moderna inserito nel Palazzo dei Diamanti a Ferrara, una città, quella emiliana che sembra avere la vocazione dei grandi eventi culturali e non per caso.
Le immense sale del museo erano adorne dei dipinti di Hartung, tutti di notevole formato e ricordo che l’impatto fu esaltante, un qualcosa che rimane fisso nel ricordo come suole accadere per un evento straordinario, da riporre nello scrigno delle esperienze preziose da valorizzare nei momenti di scoramento, veri e propri medicamenti a lenire disillusioni e le banalità sempre più diffuse nel mondo poco generoso dell’arte, da qualche tempo a questa parte.
Oggi, a distanza di tanti anni, rivedo, non senza emozione, le opere di Hartung che ha concluso la sua vita terrena con un guizzo geniale dopo essere riemerso dalla lunga immobilità dovuta alla malattia ed ancora una volta mi ritengo un privilegiato, uno dei destinatari dell’ultimo messaggio di quell’artista che ha sbalordito il mondo artistico e culturale per le sue soluzioni assolutamente originali nello svilupparsi coerente delle forme e dall’ispirazione cromatica dal contenuto commuovente e armonico.
Il Comune di Gaeta ospita una mostra di Hans Hartung presso la Caserma Cosenz dal titolo emblematico: “L’oeuvre ultime” e insieme a sedici tele di grande formato verrà esposto l’ultimo suo dipinto, tutte realizzate poco prima della sua morte, avvenuta ad Antibes nel 1989.
Il tributo della città di Gaeta a vent’anni dalla sua scomparsa non giunge per caso, infatti Hartung soggiornò per molto tempo in questa città dove lavorò a molte delle sue opere, amorevolmente sostenuto dal maggiore gallerista di quella città, Antonio Sapone, che aveva conosciuto il grande artista anni prima ed aveva esposto le sue grandi tele nella galleria che possedeva a Nizza.
Hans Hartung sin dal 1922 sostenne con forza il valore intrinseco dell’astrattismo, quando questa corrente artistica e di pensiero incontrava solo scetticismo ed incomprensione, ma lui non demordeva convinto di esprimere con le sue stesure di colore vivido ed i neri che sottolineavano le forme complesse dello svolgersi di figure aggrovigliate, protese a dare un senso alla vita di ogni giorno, complessa eppure semplice da interpretare e da godere.
Al termine del secondo conflitto mondiale l’astrattismo venne riconsiderato dal punto di vista estetico ed è allora che le opere di Hans Hartung assunsero una valenza mondiale, gli viene riconosciuto, fra l’altro che il “suo” astrattismo si esprime in piena libertà, esente da qualsiasi influenza e capziosità geometrica.
Il suo astrattismo ha il merito, non indifferente, di essere in totale equilibrio fra libertà assoluta e coerenza estetica. Allora i Musei di tutto il mondo iniziarono a contendersi le sue opere e nel 1957 una mostra itinerante percorse tutta la Germania.
Il gallerista di Gaeta Antonio Sapone che aveva compreso per primo il grande valore artistico delle opere di Hartung, ebbe anche il triste privilegio di assistere all’ultimo slancio prodigioso dell’artista ormai da tempo immobilizzato dalla malattia su una sedia a rotelle.
Un giorno, all’improvviso, abitava da tempo ad Antibes, chiese ai suoi assistenti di essere condotto nello studio, lo accontentarono e quando Hartung si ritrovò fra i suoi attrezzi da lavoro, tubetti di colore, pennelli e spatole, ebbe come un soprassalto, come se un gradito ricordo lo avesse “colpito” all’improvviso inculcandogli nuova linfa vivificante.. Chiese ai suoi aiuti di procurargli delle grandi tele, quattro metri per tre, non se ne occupò personalmente come era solito fare quasi a significare il suo distacco dagli oggetti per dedicarsi esclusivamente alla creazione dell’opera. Avuto quanto richiesto utilizzando un irroratore per le vigne, inondò di vari colori le grandi tele ottenendo sotto gli sguardi esterrefatti dei presenti, delle opere perfette, diverse dalle precedenti per spontaneità, ma non nel significato intrinseco di quel messaggio universale che aveva sempre diffuso, i colori si fondevano, sfumavano e tornavano corposi senza alcun segno di casualità, tutto era coerente e bellissimo.
I presenti assistettero a quello sbalorditivo “esploit” in loro si imponeva un insieme di gioia e di profonda tristezza nel rivedere Hartung nuovamente vitale, combattivo, creativo, ma erano anche cosciente che la vita di quell’immenso artista, da lì a qualche giorno sarebbe fuggita da quel volto assorto nell’ultima ricerca del nuovo, di qualcosa mai realizzato ne da lui ne da altri.
La mostra di Gaeta verrà ospitata nell’antica Caserma Cosenz dove un’abile scenografia ha posizionato le sedici ampie tele attorno a dei pilastri, il tutto contornato da innumerevoli scatti fotografici e preziosi documenti appartenuti ad Hans Hartung, in tal modo i visitatori si sentiranno circondati dal caldo abbraccio ridivenuto vitale di un artista straordinario che continua a vivere nei racconti che giungono preziosi dai suoi quadri.