A poco a poco i sempre più numerosi pellegrini divennero un numeroso esercito privo di una guida ed estremamente disorganizzato, sorretti comunque da pericoloso fanatismo. Quello strano esercito era composto da nobili, principi, mercanti, avventurieri e predoni; i primi alla ricerca di gloria, gli altri che scorgevano in quelle spedizioni le condizioni ideali per i loro commerci e le ruberie.
Ogni categoria conduceva una “sua” crociata, l’unica cosa che li univa e distingueva era la croce di panno rosso, portata con orgoglio, cucita sulla parte destra della cotta indossata sopra l’armatura.
L’eccessivo fervore religioso, come abbiamo già detto, divenne ben presto fanatismo deleterio e pericoloso; un esempio fra tanti la nascita della cosiddetta “Crociata dei fanciulli”.
La versione tradizionale narra che nel maggio del 1212 un pastorello di appena dodici anni che si chiamava Stefano, originario della cittadina di Cloyes - Sur - Le - Loir che si trovava non lontano dal villaggio di Chateaudun nell’Orleans, si recò presso la corte del re di Francia Filippo II ed una volta al suo cospetto narrò che mentre faceva pascolare le sue pecore, gli era comparso Cristo in persona che gli aveva ordinato di raccogliere molta gente per organizzare una “Crociata” ed a rafforzare il suo messaggio mostrò al re una lettera che, come affermò, Cristo gli aveva consegnata per recapitarla al re.
Il re Filippo II di Francia, ordinò al pastorello di fare ritorno immediatamente al suo gregge. Il ragazzo non ubbidì all’ordine, anzi iniziò a predicare sostando davanti alla porta dell’abazia di Saint - Denis, durante le sue prediche prometteva solennemente che chiunque lo avesse seguito, una volta giunto al mare avrebbe visto le acque spartirsi, come era accaduto per Mosè e, in tal modo avrebbero raggiunto a piedi i Luoghi Santi.
Il pastorello diede inizio ad una predicazione attraverso tutta la Francia e ben presto venne aiutato dai suoi numerosi proseliti. Raccolto un buon numero di seguaci, la “Crociata dei fanciulli” si mise in cammino verso il porto di Marsiglia, quivi giunti quei giovanissimi fanatici si precipitarono al porto per assistere il miracolo del mare che si apriva davanti a loro, ma logicamente l’evento straordinario non si verificò. Delusi alcuni se la presero con il pastorello accusandolo di averli ingannati e ripresero il cammino per tornare alle loro case, molti altri però continuarono a recarsi giornalmente in riva al mare in attesa del miracolo delle acque. Questo notevole movimento non passò inosservato presso truffatori e prostitute che, ciascuno nella loro specialità, depredarono i poveretti di ogni avere.
Non era finita, due mercanti marsigliesi, la tradizione popolare ce ne tramanda i nomi: “Ugo Ferro e Guglielmo il Porco” si offrirono di trasportare gratuitamente per nave tutta quella moltitudine, la proposta venne accolta, logicamente con entusiasmo. Le navi, imbarcati tutti i fanciulli, fecero vela verso la Palestina, ma due delle sette navi che avevano preso il mare naufragarono colte da una violenta tempesta, tutti i passeggeri morirono annegati.
Coloro che sopravvissero vennero venduti dai due mercanti marsigliesi ed alcuni musulmani che, a loro volta, li vendettero come schiavi in africa. A tal proposito, Federico II recatosi in Africa presso il sultano Maleck al Kamil in occasione della crociata che passò alla storia come la “Crociata dello scomunicato”, testimoniò di avere visto alcuni di questi poveretti, ormai adulti, ancora costretti in schiavitù.
Questo tragico episodio venne narrato in forma dubitativa, molto probabilmente per due ragioni: la prima perché un simile evento, se diffuso, avrebbe influito negativamente sulla tradizione gloriosa che ammantava le “Crociate”; secondo, perché si confuse, non sappiamo se scientemente, con un altro analogo evento.
Continuando nelle ricerche storiche delle “Crociate” gli studiosi sono giunti alla conclusione che, nel 1212 quello del pastorello francese Stefano non fu l’unico evento di quel genere, data l’atmosfera di esaltazione che aveva pervaso l’intera Europa, non meraviglia, semmai colpisce la concomitanza di due fatti quasi analoghi, distanti tra loro nelle diversità logistiche.
L’altro avvenimento esplose in Germani e la straordinaria somiglianza di questi due eventi provocò una commistione di fatti che condussero i contemporanei a cogliere episodi dell’uno e dell’altro causando una grande confusione anche se non voluta volontariamente.
Alcuni studiosi giunsero persino a delle conclusioni di carattere linguistico, cioè secondo il documento che testimonia l’accaduto viene utilizzata la parola latina “puer” fanciullo, ma nella realtà voleva significare “pauper”, povero, quindi tutto sarebbe stato causato da una parola interpretata in modo errato, a sostegno di questa tesi gli storici insistono sul fatto che nello steso documento si fa menzione della grande povertà di quella gente e non alla loro giovane età.
L’episodio che ebbe quale teatro la Germania e quale propulsore un pastorello di quella nazione che si chiamava Nikolaus; questo giovinetto si mise alla testa di circa 7.000 fanciulli i quali valicate le Alpi giunsero a Genova al termine dell’agosto 1212. Anche in questo caso le acque del mare non si aprirono e numerosi, delusi, tornarono in Germania, alcuni proseguirono la loro missione recandosi a Roma, altri raggiunsero Marsiglia, in quel luogo, quasi sicuramente divennero preda dei mercanti di schiavi.
Il pastorello Stefano riuscì ad attrarre circa 30.000 persone e con quelle raggiunse Saint - Denis dove fu visto operare dei miracoli. In fine Filippo II, re di Francia, ordinò loro di tornare alle proprie case e quasi tutti ascoltarono quell’ordine e non esiste alcun documento dal quale dedurre che il pastorello volesse guidare quella moltitudine fino in Terra Santa.
E’ appena il caso di contestare quest’ultima tesi, non potremmo comprendere altrimenti quale fosse stato il motivo d’attrazione per una massa di ben 30.000 persone, i miracoli? Perché Stefano avrebbe dovuto darsi tanto da fare per radunare tanto gente e convincerli a seguirlo fino a Saint - Denis per poi operare qualche miracolo e su questo fatto nutriamo forti perplessità; perché non dare vita a fatti sopra naturali davanti allo stesso re Filippo II?
Il mistero permane e forse è meglio che sia così, continuando ad investigare si potrebbe giungere a conclusioni che non gioverebbero né alla storia ufficiale, né alla storia “gloriosa” delle “crociate”.