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- EMILIO TADINI - LA REALTA' ED IL SOGNO

3 ottobre 2009

di Claudio Alessandri

La città di Cesena ospita, dal 3 ottobre ’09, una personale di uno dei più significativi artisti e letterati dal dopo guerra in poi.

La personale ospitata dalla Galleria L’Immagine, percorre un lungo lasso di tempo durante il quale la vasta e significativa attività artistica di questo “sognatore” ben desto, esprime tutta la sua ansia di vivere in un mondo fantastico, reale nei concetti, nei messaggi fin troppo evidenti ad un mondo reale pervaso da un desiderio parossistico di ricchezza, di successo sociale, arido contraltare del concetto pittorico e filosofico di Emilio Tadini.

Artista “a tutto tondo” rifiuta il “clamore” imperante e stanco della ricerca di un luogo esistente nel reale pervaso dall’atmosfera pacata da lui anelata, non ha esitato, non solo a disegnarselo quel luogo, ma senza ritrosia lo ha abitato.

Le opere esposte nella città romagnola, sono state accuratamente scelte fra quelle maggiormente pregnanti eseguite a partire dagli anni settanta, proseguendo, con la stessa attenzione, con opere eseguite nel corso degli anni ottanta e novanta, durante i quali Tadini ha proseguito nell’elaborazione del pensiero artistico dando vita ai “momenti” altri pur proseguendo nel solco profondo della sua ispirazione fra l’onirico ed il favolistica, quel percorso che pur subendo gli influssi inevitabili degli anni che nello scorrere incidono inevitabilmente sul reale di un mondo pervaso dalla violenza e dalla volgarità, ripercussioni appena avvertite dal mondo, tutto interiore, di Tadini creando nel suo essere un baluardo filtrante, a raggiungere la sua straordinaria sensibilità è tutto ciò che può trasferire sulle sue tele sempre, in ogni caso, attutito da un racconto mediato, da visioni apparentemente illogiche e che invece conducono a riflessioni di pacato ottimismo, un lieve sorriso che si “apre” su un volto arcigno e dolente.

Tadini comunque, ogni tanto, apre uno spiraglio sul mondo e quando lo fa il suo sguardo si rivolge ad una visione reale di ciò che osserva con animo speculativo, tutto diviene ponderato, un esempio lo riscontriamo nel “ciclo Città Italiane”, nel quale l’aspetto urbano della sua Milano è mediato dall’osservazione delle sue opere eseguite da altri grandi Maestri, in particolar modo Mario Sironi, gettando uno sguardo interessato alle opere di Delvaux e Magritte, quindi dalla Nuova Oggettività Germanica e le architetture del surrealismo.

Di quest’ultima tendenza si nota, in Tadini, una forte sintonia con il surreale di De Chirico, evidente negli archi a “schiera” di porticati immaginari, immersi nel silenzio, quella quiete fuori dalla realtà tanto cara a Tadini.

Una delle opere del Maestro lombardo che, in precedenza richiamano come essenziale per la sua esistenza, la quiete ed il silenzio, lo ritroviamo in un dipinto che desta fremiti di infinita poeticità, a soccorrerlo è ancora il mondo delle fiabe dove il clamore dei personaggi dai colori vivaci, si sottomettono volentieri al mondo giocoso di un teatrino nel quale un omino che calza uno strano copricapo, nel quale riconosciamo lo stesso Tadini che dirige la “sarabanda” con magistrale sapienza.
Tadini ha saputo coniugare arte pittorica e letteratura creando un complesso dialogo fra queste due forme espressive del proprio sentire la vita.

Ha saputo “abitare” queste due realtà con mirabile coerenza integrando la pittura nella letteratura, un completamento difficile da raggiungere in un perfetto bilanciamento tra realtà e sogno, un preziosismo riuscito, molto probabilmente, proprio grazie alla concezione del vivere di Tadini, libero da vincoli o pastoie volute da una umanità che non potrà mai “ingabbiare” il genio.

articolo del 3/10/09-italiainformazioni

- EMILIO TADINI - LA  REALTA'  ED  IL  SOGNO