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- I "SOPRALLUOGHI" DI ADAMO IN MOSTRA. LA GALLERIA DELL'ARCO OSPITA L'ARTISTA PALERMITANO -

19 gennaio 2009

di Claudio Alessandri

La Galleria dell’Arco di Palermo, ha inaugurato sabato 17 gennaio 2009, una personale dell’artista Giuseppe Adamo. L’avvenimento curato da Helga Marsala, percorre la via già intrapresa con il progetto “Costellazioni” e indica simbolicamente questa nuova esposizione con il numero “2” poiché fa seguito all’esibizione di Giuseppe Bazzotta, altro artista emergente nel complesso mondo dell’arte palermitana.

Purtroppo sono ben poche le Gallerie d’Arte della nostra città disposte ad affrontare non facili impegni organizzativi ed economici tendenti a valorizzare giovani artisti con l’esposizione delle loro opere che, altrimenti rimarrebbero nell’oscurità paurosa di una volontà perversa, una trappola vischiosa che non incoraggia, ma immobilizza il corpo e la mente di tutti coloro che avrebbero “tanto da dire”, coraggiosi fuori dal coro, zittiti da quella pletora di pseudo intellettuali asserviti ciecamente ad una logica di potere sociale, politico ed economico che mascherato da “promotore delle arti” tutto fagocitata per fini non squisitamente artistici, anzi del tutto egoisticamente personali.

Mentre le Gallerie d’Arte di Palermo, fra le più conosciute per l’importanza delle mostre ospitate in anni ed anni di attività, dedicate ai massimi artisti nazionali ed internazionali in operazioni di altissimo contenuto culturale, ma anche per cospicui scopi economici, risentendo per prime della crisi economica mondiale, preferiscono chiudere i battenti; ecco comparire alla ribalta le piccole o medie Gallerie d’Arte che hanno vivacchiato, fino ai nostri giorni, all’ombra delle “sorelle” famose, divenendo i luoghi preposti al “salvataggio” di coloro che tentano di tenere vivo il mondo artistico abbandonato a se stesso.

Dovremmo essere grati a queste “eroiche culle” votate a soccorrere artisti in erba, se non che scopriamo con non poca delusione che queste “culle” fanno parte di progetti sostenuti dai vari Enti locali che foraggiano a loro insindacabile giudizio varie Gallerie d’Arte palermitane, ovviamente utilizzando denaro pubblico, al solo fine culturale? No, assolutamente no, il tutto adombra un clientelismo strisciante accettato, se non addirittura richiesto e condiviso, al solo scopo economico, parlare di “altruismo culturale” suonerebbe falso come un dipinto di Leonardo venduto al “Mercato delle Pulci” per pochi euro.

Il vezzo di atteggiarsi a Magnati dell’arte dei “più deboli” sa tanto di “social card”. Allora ben vengano le iniziative come quelle promosse dalla Galleria dell’Arco e le poche altre che operano realmente alla promozione dei giovani artisti.

La scelta ponderata della “Galleria dell’Arco” si basa su di una politica espositiva semplice, ma assolutamente idonea allo scopo prefisso. Gli ambienti al servizio dello spazio espositivo ospitano le varie mostre, in precedenza programmate, il visitatore è portato naturalmente a soffermarsi ad osservare le varie opere esposte dei pittori affermati, ma la, sul fondo, avverte il richiamo di un ambiente minuscolo, “fulminato” da luce vivida; la curiosità è tanta ed inevitabilmente si appressa a quella stanzetta.

Quel piccolo spazio ospita, quasi con pudicizia, le opere artistiche delle “nuove promesse”, ecco svelato il mistero che rende geniale una iniziativa semplice, libera da pesanti pastoie. L’opera di Giuseppe Adamo: “Sopralluoghi” sintetizza vari stili, senza per questo incorrere nel “Dèjà vu, si tratta di “risonanze” che l’artista completa e rende valide con il suo stile originale. I personaggi che popolano le varie realizzazioni, assumono l’aspetto incorporeo della nebbia ed hanno bisogno d’essere evidenziati da spessi contorni neri per non sfuggire all’attenzione di colui che osserva. La definirei una “sottolineatura contenitiva”.

Quello di Adamo è un mondo vacuo dove ogni contatto verbale si disperde in piccole lettere dell’alfabeto che decantano velocemente, disperse per sempre in un giuoco perverso.

L’isolamento dei vari personaggi si accentua su una superficie piatta, dell’anonimo cromatismo. Quella realtà ci terrorizza poiché rappresenta la nostra solitudine mentale e fisica, un processo che ci auguriamo non irreversibile, riscattato da quella scintilla che illumina le menti dei più e che potrebbe giungere a rischiarare il buio abisso nel quale ci ha precipitato l’indifferenza alla violenza, alla prevaricazione, accettata come pedaggio inevitabile al nostro, orrido, utopistico, gretto interesse economico ed egoistico.

articolo del 19.1.09 siciliainformazioni

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