- LUCIO DIODATI, "MIRAS LOS TOROS DESDE LA BARRERA" -
3 dicembre 2009
di
Claudio Alessandri
La città di Pratola Peligna (AQ) a breve ospiterà le opere dell’artista Lucio Diodati, i dipinti verranno esposti presso il prezioso “contenitore” di Palazzo Colella, la mostra recherà il titolo stimolante: “Miras los toros desde la barrera”. L’arte di questo artista esplosivo, per colori e messaggi, è condensata nei principi universali della filosofia scaturita dall’anima popolare, quindi chi, più di Arlecchino, può impersonare la “logica” ed il suo “contrario” se non Arlecchino, in questa “maschera” si compendiano allegria sfrenata e profonda tristezza.
Il colore vivace richiama alla mente i momenti, seppur brevi, di gioia racchiusi nella vita di ogni essere umano, semmai differiranno contemplando le infinite personalità dell’essere umano, contraddittorio, coerente fino all’estremo sacrificio, aperto ad ogni tipo di violenza e sopruso. Si può gioire alla vista di un bel fiore o rimanerne totalmente indifferenti e gioire per un cospicuo conto in banca, cambierà il soggetto, ma l’effetto rimarrà sempre eguale.
Si potrebbe sostenere che lo sgargiante vestito di Arlecchino altro non è che uno “specchietto per le allodole”, il suo richiamo è irresistibile, ma la maschera nera che occulta gran parte del suo volto, potrebbe celare un mistero profondo, la soluzione ad ogni ambascia, oppure il dolore più cocente, forse è proprio questa estrema incertezza che gioca da richiamo, una sfida alla quale l’incessante curiosità umana non può non accettare, il rischio, il pericolo è il “condimento” ideale per dare gusto anche all’impresa più rischiosa.
Come giustamente sottolineato nella presentazione della mostra di Diodati, “quell’illusione variopinta” non ha la pretesa di rappresentare la realtà e con essa la verità, non ha corpo, consistenza, è il mezzo ideale per trovare sicuro rifugio alle intemperie della nostra vita, nessun ulteriore impegno che, immedesimarsi nella logica di una filosofia che Arlecchino impersona in maniera perfetta, la verità ed il contrario di essa, una contraddizione nella logica, l’incertezza del reale che non è pessimismo ma rifugio ideale per approfondire l’illogicità di molte manifestazioni inspiegabili, nostre e dei nostri simili.
Forse la mia è un’illusione, un tentativo maldestro di esorcizzare il dolore mascherandolo d’allegria, o molto più probabilmente, attratto dal caleidoscopico dipingere di Lucio Diodati, ho perduto di vista l’espressione intima dell’artista, quella visione che, “trasmessa” ai supporti diviene il “nocciolo” del dipingere di questo “illusionista” della pittura; probabilmente sono andato al di la delle stesse intenzioni di Diodati.
Ed è proprio in questo mio “debordare” che colgo nel senso più compiuto le opere di Lucio, costringere, attraverso l’insostituibile osservazione visiva, alla riflessione, a considerazioni non legate necessariamente al “capzioso” mondo materiale, costringere per un attimo ad abbandonare inostri eleganti, ma costrittivi indumenti ed indossare quelli meno convenzionali di Arlecchino e come lui, presenza incorporea, spiccare il volo verso orizzonti sperati, ma mai visti schermati da un paravento ostile che non vuole fare scorgere nulla al di la della realtà, in quel mondo della fantasia che, sembra, rappresenti ormai l’ultima speranza per l’umanità intera, per un riscatto del banale e del volgare che ci circonda e ci costringe lungo un percorso alla fine del quale non si udirà alcun suono, non si scorgerà alcuna luce ed ogni colore si sarà aggrumato in un nero luttuoso chiuso alla fantasia e quindi alla bellezza.
articolo del 3 dicembre 2009 italiainformazioni