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- DALLE AVANGUARDIE A GIORGIO MORANDI. A BOLOGNA UN'ANTOLOGICA 1890-1964 DEDICATA ALL'ARTISTA -

27 gennaio 2009

di Claudio Alessandri

Presso il Museo d’Arte Moderna di Bologna è in corso una grandiosa mostra dedicata all’artista Giorgio Morandi. A questa iniziativa di immenso valore culturale ed artistico, seguirà un intervento risolutivo atto a restaurare in modo adeguato la casa che venne abitata dall’artista bolognese fino al 1964; l’abitazione diverrà un luogo preposto alla ricerca ed aperto a tutti gli artisti ed agli studiosi d’arte italiani e stranieri.

Poiché l’interesse destato dall’artista Morandi ha assunto e non da adesso, una valenza mondiale, quel “laboratorio culturale” diverrà il centro di svariati eventi ed iniziative, sempre attinenti all’attività artistica del grande “felsineo”.

La mostra bolognese é un evento di grandissima importanza poiché raccoglie la produzione morandiana dagli anni giovanili, per poi proseguire lungo il variegato percorso nel quale si è andato dipanando il pensiero artistico e stilistico di Giorgio Morandi.

Questa rassegna bolognese consente una visione estremamente ampia, una occasione unica per comprendere un’artista nella sua manifestazione pittorica e il suo più intimo sentire un mondo che da tangibile e godibile, passava lentamente ad atmosfere metafisiche, il rifiuto dell’uomo, causa ed effetto di ogni manifestazione di crudeltà felina; per giungere all’ultimo periodo della sua vita quando anche le opere iniziavano ad assumere una graduale dissolvenza, un ridursi cromatico del suo “segno” al pari dei suoi impulsi vitali. La mostra curata da Maria Cristina Bandiera e Renato Miracco, comprende un centinaio di opere selezionate accuratamente e comprendenti lavori, non solo provenienti dal Museo Morandi di Bologna, ma anche da raccolte di studiosi dell’artista o suoi amici.

Fanno parte della antologica (1890 – 1964), opere provenienti da collezionisti che compresero immediatamente il genio dell’artista “felsineo” e che lo accompagnarono partecipi del lungo cammino creativo. Altre opere importantissime, veri e propri capolavori acquisiti da musei americani, sono confluite, per l’occasione a Bologna, quali il Noma di New York, la National Galley of Art, la Philips Collection, la Hirshhorn Museum and Sculture Garden di Washington, una occasione impedibile offerta ai collezionisti e studiosi italiani per ammirare delle opere difficilmente, altrimenti visibili. Altre opere provengono da prestiti di istituzioni o musei di varie città italiane.

Giorgio Morandi mosse i primi passi nel mondo artistico nel momento del massimo imporsi delle “avanguardie”; non fu un viaggiatore assiduo, ma non perdette mai di vista tutti i movimenti che si andavano affermando in campo europeo, aiutato in questo da un’assidua corrispondenza con gli studiosi d’arte di tutto il Continente, per lui contava molto più l’attività pittorica e l’assiduo insegnamento, presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, delle varie tecniche dell’incisione. Nonostante l’apparente isolamento che lo tenevano lontano dai vari movimenti dell’avanguardia europea, Morandi venne coinvolto dal rivoluzionario “cubismo”, non fu esente dall’influenza “futurista” per approdare in fine alla forma più colta della “Metafisica”.

Proseguendo nella sua profonda analisi critica dell’arte pittorica, Giorgio Morandi maturò l’idea di una “fine” espressiva che negava ogni ritorno ad esperienze precedenti e nel contempo precludeva ogni ulteriore sperimentazione pittorica legata alle così dette “Avanguardie”. Da allora l’artista subì una metamorfosi, in positivo, si dedicò unicamente alla sua originale visione pittorica che attraversò tutte le tecniche concesse da una interpretazione coerente, ma principalmente colta, dell’arte. Quello fu il periodo degli oli, delle incisioni, senza trascurare il disegno o il “prezioso” acquerello; inizia quella graduale trasformazione che lo condurrà ad una visione sempre più incorporea degli oggetti, questi vennero privati dei contorni espressivi delle forme, restituendo loro gli spazi nei quali erano stati, visivamente, rinchiusi, forse una metafora della sua esistenza che vide momenti di sofferta voluta costrizione, una sensazione dolorosa, resa sopportabile dalla adesione totale al mondo splendido dell’arte intesa come sublimazione dei sentimenti più puri dello spirito umano. Nulla quindi, per Morandi, doveva subire la violenza della costruzione dalla quale volle affrancare ogni cosa, dagli esseri viventi agli oggetti inamidati, alla natura.

articolo del 27.1.09 italiainformazioni

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