Testi
- SCIMECA FILIPPO - UN MOSAICO DALLE GEOMETRIA PLANETARIE -
10 agosto 2008
di Claudio Alessandri
Lo scultore palermitano Filippo Scimeca ha realizzato un mosaico di forma circolare, del diametro di oltre due metri, che è stato collocato nell’area destinata al culto di un noto villaggio turistico della Sicilia Occidentale.
L’opera musiva che ha per titolo “Il Signore Dio dell’Universo” ha esaltato le doti artistiche e di pensiero di Scimeca; coinvolto dall’idea universale di una spiritualità senza confini, ha dato libero sfogo al suo sentire di artista non vincolato da pastoie stilistiche, permettendogli di continuare nella sua incessante ricerca di uno spazio e di un tempo infiniti, una commistione, di stupefacente impatto visivo, tra il teologico ed il fantastico in una progressione emotiva che coinvolge ed affascina.
Scimeca, nel cimentarsi nella realizzazione di questo grande mosaico, non rifugge dal suo primogenito pensiero, anzi è ad esso che affida un messaggio dalle risonanze planetarie, il mistero del “Figlio di Dio” che insieme affascina ed atterrisce, sconvolge per la sua immensità, non limitato, appunto, dallo spazio e dal tempo, facendo vibrare le più segrete corde di un’anima affinata da una sensibilità che genera inevitabilmente dolore, ma anche sconvolgente esaltazione.
Il grande mosaico vive di una sua centralità, estetica e geometrica, espressa da una colomba bianca scaturita da un intersecarsi coerente di circonferenze che suggeriscono dinamicità e quindi vita, quindi pensiero al suo nascere, al suo divenire, nell’irradiante luce che sostiene una croce fluttuante nel trionfo della vita, là dove prima era il regno della morte, come fine di tutto, adesso splende una luce solare, il principio di tutto.
Scimeca, con tessere minute di rosso scarlatto, traccia il Crocifisso, il colore dell’estremo sacrificio, l’agnello che si offre in olocausto nell’estremo esplodere di un amore totale, dove è l’uomo? Dove il figlio di Dio? Una diagonale ideale congiunge due punti estremi del mosaico; la narrazione è esaltata dal simbolismo che da origine a delle forme geometriche ineccepibili (il bene); e una deflagrazione cosmica che implodendo fagocita le forme, anch’esse geometriche, ma imperfette (il male).
Proseguendo nella rappresentazione simbolica, una serie di sfere, rappresentanti il nostro pianeta, orbitano attorno alla Trinità che le irradia della sua luce, prima violenta, poi più pacata e al fine tenue in un eclissarsi del sole in un azzurro ed un blù di grande effetto estetico, ma anche lirico nel passaggio dal giorno alla notte; dalla vita alla morte, dal fragore alla quiete che cheta ogni affanno.
In questa realizzazione musiva Scimeca compendia tutto il suo pensiero artistico, senza mai cedere alla retorica, dando vita ad un’opera dalla struggente bellezza e dal profondo contenuto religioso, senza cedere però a facili soluzioni dal contenuto fortemente emotivo, ma inevitabilmente chiuso alla riflessione e, in fondo, alla verità.
La ricerca incessante di un moto perpetuo che coinvolge l’intero creato ha confermato in Scimeca una idea che è l’inizio del suo mondo espressivo, ma non la fine di una ricerca che è ragione e stimolo nel cercare una conferma a placare un orgasmo creativo in constante divenire, ma siamo convinti che Scimeca non giungerà mai ad una risposta imperativa,la ricerca continuerà e con essa si evolverà la sua espressione artistica, arricchita sempre più di contenuti, di nuovi interrogativi,ma mai una fine che decreterebbe crudelmente lo spegnersi della scintilla che ha tenuto vivo il suo pensiero,il suo fare arte nella convinzione di donare al prossimo il bene ineguagliabile dell’esplicitazione del genio umano.
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Nunzio Termini in un bronzo di Filippo Scimeca -
Nunzio Termini, nato nella Palermo dei primi anni del '900, e scomparso il 9 Agosto 1997 alla veneranda età di ottantotto anni, ha perpetuato, con la sua attività - è quasi superfluo ricordare lo "storico" caffè Moka, nelle sue numerose e sempre vincenti "miscele". "Il caffè del Professore" o la rinomata "Tonaca di monaco" ...continua ...
L’opera musiva che ha per titolo “Il Signore Dio dell’Universo” ha esaltato le doti artistiche e di pensiero di Scimeca; coinvolto dall’idea universale di una spiritualità senza confini, ha dato libero sfogo al suo sentire di artista non vincolato da pastoie stilistiche, permettendogli di continuare nella sua incessante ricerca di uno spazio e di un tempo infiniti, una commistione, di stupefacente impatto visivo, tra il teologico ed il fantastico in una progressione emotiva che coinvolge ed affascina.
Scimeca, nel cimentarsi nella realizzazione di questo grande mosaico, non rifugge dal suo primogenito pensiero, anzi è ad esso che affida un messaggio dalle risonanze planetarie, il mistero del “Figlio di Dio” che insieme affascina ed atterrisce, sconvolge per la sua immensità, non limitato, appunto, dallo spazio e dal tempo, facendo vibrare le più segrete corde di un’anima affinata da una sensibilità che genera inevitabilmente dolore, ma anche sconvolgente esaltazione.
Il grande mosaico vive di una sua centralità, estetica e geometrica, espressa da una colomba bianca scaturita da un intersecarsi coerente di circonferenze che suggeriscono dinamicità e quindi vita, quindi pensiero al suo nascere, al suo divenire, nell’irradiante luce che sostiene una croce fluttuante nel trionfo della vita, là dove prima era il regno della morte, come fine di tutto, adesso splende una luce solare, il principio di tutto.
Scimeca, con tessere minute di rosso scarlatto, traccia il Crocifisso, il colore dell’estremo sacrificio, l’agnello che si offre in olocausto nell’estremo esplodere di un amore totale, dove è l’uomo? Dove il figlio di Dio? Una diagonale ideale congiunge due punti estremi del mosaico; la narrazione è esaltata dal simbolismo che da origine a delle forme geometriche ineccepibili (il bene); e una deflagrazione cosmica che implodendo fagocita le forme, anch’esse geometriche, ma imperfette (il male).
Proseguendo nella rappresentazione simbolica, una serie di sfere, rappresentanti il nostro pianeta, orbitano attorno alla Trinità che le irradia della sua luce, prima violenta, poi più pacata e al fine tenue in un eclissarsi del sole in un azzurro ed un blù di grande effetto estetico, ma anche lirico nel passaggio dal giorno alla notte; dalla vita alla morte, dal fragore alla quiete che cheta ogni affanno.
In questa realizzazione musiva Scimeca compendia tutto il suo pensiero artistico, senza mai cedere alla retorica, dando vita ad un’opera dalla struggente bellezza e dal profondo contenuto religioso, senza cedere però a facili soluzioni dal contenuto fortemente emotivo, ma inevitabilmente chiuso alla riflessione e, in fondo, alla verità.
La ricerca incessante di un moto perpetuo che coinvolge l’intero creato ha confermato in Scimeca una idea che è l’inizio del suo mondo espressivo, ma non la fine di una ricerca che è ragione e stimolo nel cercare una conferma a placare un orgasmo creativo in constante divenire, ma siamo convinti che Scimeca non giungerà mai ad una risposta imperativa,la ricerca continuerà e con essa si evolverà la sua espressione artistica, arricchita sempre più di contenuti, di nuovi interrogativi,ma mai una fine che decreterebbe crudelmente lo spegnersi della scintilla che ha tenuto vivo il suo pensiero,il suo fare arte nella convinzione di donare al prossimo il bene ineguagliabile dell’esplicitazione del genio umano.
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Nunzio Termini in un bronzo di Filippo Scimeca -
Nunzio Termini, nato nella Palermo dei primi anni del '900, e scomparso il 9 Agosto 1997 alla veneranda età di ottantotto anni, ha perpetuato, con la sua attività - è quasi superfluo ricordare lo "storico" caffè Moka, nelle sue numerose e sempre vincenti "miscele". "Il caffè del Professore" o la rinomata "Tonaca di monaco" ...continua ...
