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Monumenti artistici siciliani

- SANTA MARIA DI PORTOSALVO A PALERMO - UNA CHIESA PROGETTATA DA ANTONELO GAGINI -

19 febbraio 2010

di Claudio Alessandri

    Numerosi scrittori palermitani, da Ottavio Gaetani a Gaspare Palermo, collegano la fondazione della chiesa di S. Maria di Portosalvo al culto del popolo palermitano per un’immagine della Madonna dipinta sotto un arco nei pressi del porto della Cala, per disposizione di un condottiero di galere siciliane, dopo essere scampato ad una tremenda tempesta, nel 1524, che lo aveva colto in mare, al ritorno da una fortunata spedizione condotta contro le coste africane.

Se questa circostanza risponde a verità, ci fa comprendere che alle scorrerie sulle coste siciliane, calabre e pugliesi da parte di predoni musulmani, corrispondevano analoghe spedizioni predatorie perpetrate da armatori siciliani avidi delle ricchezze esistenti nelle città delle vicine coste africane comprendenti anche numerosi schiavi, uomini e donne. Il 31 agosto del 1526, con atto del notaio Paolo del Monte, il Senato Palermitano concedeva il terreno necessario per la costruzione di un tempio dedicato al culto di S. Maria di Portosalvo.

Gaspare Palermo, riferendosi alla costruzione della chiesa afferma, con molta sicurezza, che i lavori ebbero origine nel 1526 e termine nel 1527. Un’affermazione facilmente smentita da vari documenti che, molto più credibili assegnano un periodo di circa trenta anni dall’inizio della costruzione del tempio al suo completamento.

L’esecuzione del progetto e dei lavori vennero affidati allo scultore-architetto Antonello Gagini che diede inizio ai lavori verso la fine del 1527, ma alla morte del progettista avvenuta nel 1536, il tempio era incompleto in molte sue parti. Esistevano i muri perimetrali, quelli che dividevano le navate laterali, l’intaglio della trabeazione, delle lésene e delle finestre, mancavano ancora i portali degli ingressi, ma quello che è più importante, l’intera copertura della navata centrale.

Le colonne di marmo grezzo vendute, nel 1534 dal carrarese Santino Chicco de Petrancione al tesoriere della confraternita Giovanni Blasco, non erano state ancora impostate, solo nel luglio del 1536, cioè dopo la morte di Antonello, Fedele di Simone De Carona (genero del Gagini) diede inizio ai lavori che riguardavano le colonne. Il fatto però che le colonne fossero state commissionate nel 1534, vivo ancora Gagini, dimostra che il grande maestro preferì le colonne ai pilastri, soluzione mai adottata sino allora dal Gagini nell’esecuzione delle numerose sue opere.

La morte di Gagini creò non pochi problemi ai Rettori della Confraternita di S. Maria di Portosalvo, poiché i figli del grande Maestro erano tutti in giovane età, si dediti alla scultura, sulle orme del padre, ma assolutamente impreparati a proseguire l’opera intrapresa da Antonello ed in modo particolare a condurre a termine le fasi più difficili della costruzione, come abbiamo già detto, impostazione delle colonne, degli archi, ma in modo particolare la intera copertura della chiesa. Per circa due anni i lavori proseguirono molto lentamente e solo per le parti di più semplice realizzazione, cioè completamento delle mostre delle finestre, delle modanature della trabeazione esterna e delle cappelle interne, ma quando giunse il momento più difficile della realizzazione, si dovette fare ricorso ad un maestro di preparazione medievaleggiante, l’architetto Antonio Scaglione o Scalone.

Lo Scaglione si impegnò a portare a termine l’opera firmando il contratto al tesoriere della Confraternita Giovanni Blasco, il 12 ottobre 1538, cioè circa due anni dopo la morte del Gagini. I lavori per il completamento della chiesa di Portosalvo ripresero con grande alacrità e tre anni dopo furono portati a termine, infatti in un altro contratto del 15 ottobre 1541, Antonio Scaglione insieme a Luca Farina e Giacomo de Roberto, afferma: “facere totam illam operam innanti dicte ecclesie videlicet, a fari li archi et cumbigliari secundum su l’archi di lu titulu ditte ecclesie”. Siamo quindi certi che i lavori di copertura della Chiesa di Portosalvo sono ultimati con grande soddisfazione degli esecutori. Restano da eseguire i portali dei due ingressi e la casa canonica atta ad ospitare otto sacerdoti addetti al culto.

La Chiesa di S. Maria di Portosalvo, sebbene esprima due tendenze stilistiche e di pensiero, raggiunse un’armonia spaziale di rilevante importanza storico-artistica, andando ad aggiungersi agli altri, non pochi, monumenti frutto di ripensamenti, volontari e non, con l’inevitabile ritorno al gusto del passato in una medesima realizzazione architettonica.

La prosecuzione medievaleggiante della Chiesa di Portosalvo, variò inevitabilmente lo spirito originario dell’opera, ma non provocò un danno grave. Infatti Antonio Scaglione, pur imprimendo all’opera la “sua” volontà stilistica, cercò, almeno nello spirito se non nella realizzazione, di immedesimarsi nell’idea gaginiana, dando vita ad una nuova coerenza spaziale e chiaroscurale che rendeva appena avvertibile il paesaggio fra uno stile e l’altro. Come accade in molti casi, l’opera i danni maggiori, e questa volta non riparabili, non li subì a causa della storia della sua travagliata realizzazione, ma da avvenimenti che, quando si pensò alla Chiesa di S. Maria di Portosalvo, non potevano certamente essere immaginati.

Nel 1564, per volere del Viceré Don Garzia Toledo, il Senato di Palermo aveva deciso il prolungamento dell’antica Via Marmorea o Cassero. Inizialmente i lavori si limitarono ad un breve tratto, fino all’altezza del Monastero di S. Caterina, ma a partire dal 1566, fu compiuto un secondo tratto che, nel 1578, raggiunse il luogo dove stava per sorgere la Vicaria (attuale Intendenza di Finanza), cioè quasi di fronte al lato sinistro della Chiesa di S. Maria di Portosalvo. La nuova strada, nella sua prosecuzione, comportava la demolizione della parte absidale con un taglio irregolare a linea obliqua. I lavori stradali si arrestarono e per quasi tre anni il timore reverenziale impedì la prosecuzione dell’opera.

Nel 1581, il nuovo Viceré Marco Antonio Colonna, mostrando pochi o nulli timori reverenziali, diede ordine di proseguire la costruzione della nuova arteria fino al mare, la cinta muraria fu allargata e venne edificata una nuova porta: Porta Felice, dal nome della moglie del Viceré Colonna. Felicia Orsini. La Chiesa di S.Maria di Portosalvo subì quindi un taglio disastroso che la privò della parte di maggiore importanza, sia liturgica che architettonica.

articolo del 19.2.2010 siciliainformazioni

- SANTA MARIA DI PORTOSALVO A PALERMO - UNA CHIESA PROGETTATA DA ANTONELO GAGINI -